martedì 27 gennaio 2015

EXPO 2015 : ecco la risposta dei contadini

Expo 2015: ecco la risposta dei contadini

Scritto il 27 gennaio 2015 da 
“Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Dietro lo slogan di Expo Milano 2015, la prossima Esposizione universale che avrà luogo a Milano dal 1 maggio 2015, si celano molte contraddizioni. Al fine di analizzare ciò che avverrà nel corso dei sei mesi dell’esposizione universale e proporre alternative diverse al modello Expo, è nato nel nostro Paese un movimento composto da contadini, cittadini, agricoltori e attivisti.

Secondo il movimento NO Expo dietro la retorica della sostenibilità, del diritto al cibo per tutte e tutti, della difesa di un cibo buono e sano, l’evento sarà invece vetrina per più di 70 multinazionali famigerate per operare in modo poco pulito.


farm-hands
“C’è spazio per tutti – spiegano i rappresentanti del movimento – dalla Monsanto, la multinazionale dei semi più contestata dai piccoli contadini di tutto il mondo, alla Nestlè, che con la sua piazza tematica sull’acqua nega in essenza l’acqua bene comune, passando per Mc Donald’s che nutre il pianeta col pollo fritto; e c’è spazio anche per nomi meno noti come Mekorot, l’azienda idrica di Israele che, sottraendo illegalmente acqua dalle falde palestinesi si è macchiata di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani”.

Il Movimento NO Expo propone dunque una sua alternativa, attraverso una serie di iniziative per accedere a un cibo prodotto diversamente: dai mercati degli agricoltori e contadini su piccola scala della rete Genuino Clandestino, alla degustazione di pranzi e cene di osterie sostenibili e popolari. “Allo slogan ‘Nutriamo il pianeta’, noi rispondiamo con ‘Lasciamo che il pianeta si nutra da solo’, cercando di rispettare ogni giorno la natura e la biodiversità” dicono gli aderenti”.

Per saperne di più:
Il sito del network Amisnet: amisnet.org
L’archivio delle puntate di Terranave: www.italiachecambia.org/categoria/terranave/


Grazie per i commenti.

venerdì 16 gennaio 2015

TERRE ORIGINALI

Terre Originali 2014

Bando per i giovani agricoltori delle Langhe 
Dall’ultimo censimento sull’agricoltura risulta che in Italia sono presenti oltre 4 milioni di ettari di terreni incolti. Di questi, circa 338 mila sono di proprietà pubblica.
Tale fotografia mette in luce un problema emergente nel nostro Paese, che già a causa della sua particolare conformazione non dispone in abbondanza di terreni coltivabili. E, se da un lato si stima che nell’arco dei prossimi 5-10 anni alcune migliaia di aziende agricole italiane saranno a rischio di chiusura a causa di una difficoltà nel tramandare il business in famiglia, dall’altro è ormai evidente che migliaia di giovani inattivi o con scarse prospettive future si stanno dimostrando attratti dalla possibilità di un ritorno alla terra e dall’occasione di contribuire ad alimentare i sistemi locali di produzione agricola per la difesa e la preservazione del proprio territorio.

IL MONDO NON HA FATTO GOAL


Strategie globali I poveri sono ancora 1,2 miliardi. E 863 milioni di persone vivono negli “slum” 
Il mondo non ha fatto goal 
L’Onu, nel 2000, aveva individuato otto Obiettivi del Millennio, da raggiungere entro fine 2015. Alcuni sono stati centrati, altri restano ancora lontani. La fame, ad esempio, è ancora un problema per una persona su 8, sul Pianeta. 

di Pietro Raitano - 12 gennaio 2015

mercoledì 14 gennaio 2015

IL PIANETA SI NUTRE DA SOLO -NO EXPO - NO TTIP

Il pianeta si nutre da solo - No EXPO – No TTIP
La Rete Nazionale Genuino Clandestino, gennaio 2015 -
Grazie per i commenti.

sabato 10 gennaio 2015

COSA MANCA E COSA BOLLE IN PENTOLA?

Cortocircuito flegreo
C o R t O n E w S
la newsletter settimanale dell'Associazione della filiera corta flegrea

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COSA MANCA E COSA BOLLE IN PENTOLA?

Intanto buon anno a tutte/i.
Chiaramente un buon anno di impegno e responsabilita' ecologica e sociale. E di condivisione.
Abbiamo pensato fosse importante comunicare un nostro pensiero, una nostra valutazione sul percorso finora svolto insieme e lo facciamo con questo editoriale del Cortonews di inizio anno. Sopratutto auspicando una vostra replica, un feedback come dicono gli anglosassoni, un vostra maggiore partecipazione.
Quindi scriveteci.


Intanto gli obiettivi che abbiamo raggiunto in questi anni.

Siamo riusciti a sollevare l'attenzione di numerose persone del nostro territorio sui temi del consumo critico, dei nuovi stili di vita, dell'agricoltura contadina, dell'economia sociale e solidale. Ma non solo l'attenzione, oggi diverse persone hanno deciso di impegnarsi su questi temi e dedicare un po' del loro tempo alla vita dell'associazione. Partecipando alle varie iniziative che puntualmente lanciamo sui temi della sostenibilità ambientale e sociale.
In effetti siamo davvero un bel laboratorio sociale.


Cosa manca?

Ricordate la metafora di Galeano che abbiamo inserito al fondo della nostra Carta dei Principi e degli intenti:

“Lei è all'orizzonte. Mi avvicino di due passi,
lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.
A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare.”


In effetti la rivoluzione si fa camminando.

Ma oggi è doveroso riflettere e considerare che tra la nostra esperienza, le nostre buone pratiche (gas, mercato contadino, orti sociali, progetti di filiera corta, recupero dei semi di varietà antiche, sostegno all'agricoltura contadina, riuso e riciclo, educazione ambientale, moneta complementare, crowdfunding e sostegno diretto ai progetti dei produttori....etc..) e la realtà che ci circonda (territorio, cultura, amministrazione, educazione, buone politiche, politiche del cambiamento in direzione della decrescita, politiche dei beni comuni, politiche internazionali, multinazionali, trattati transatlantici) c'è ancora un divario molto ampio.


Come colmarlo o accorciarlo??

Intanto occorrerebbe arrivare alla consapevolezza che tra buone pratiche e politiche dei beni comuni e di riappropriazione/cura del territorio, inteso come patrimonio e risorsa locale, non dovrebbe esserci separazione ma sinergia. Le due cose dovrebbbero marciare parallelamente. Bene fanno i ragazzi di freebacoli a puntare al governo del territorio.
Ancora persistente è la frammentazione dei percorsi e deboli le proposte di ri-territorializzazione dell'economia o di ri-conversione delle produzioni e dei consumi. Ancora persiste la separazione generazionale. Dove sono i giovani? O perchè non riusciamo a comunicare con loro? E dove sono gli educatori? Perchè non riusciamo ad avere uno scambio culturale proficuo con il mondo della scuola? Ancora troppa poca coscienza del legame tra globale e locale. Cosa c'entra il T-TIP con noi?
Tutte domande a cui dovremmo cercare di dare delle risposte.

Poi eventualmente giunti a consapevolezza di questa interconnessione tra economia solidale e beni comuni, e possiamo giungerci se alziamo il livello di riflessione e confronto su questa doverosa sinergia, se eleviamo il dibattito pubblico in merito, se continuiamo a proporre i buoni esempi che pure esistono nel panorama italiano, se proseguiamo la elaborazione critica del modello di sviluppo fondato sulla crescita, allora a quel punto (quale è il momento giusto? non esiste, è il cammino stesso che indica il momento) dobbiamo essere in grado, di avviare, coraggiosamente una esperienza più forte di ibridazione e contaminazione tra buone pratiche, tra il fare impresa sociale sostenibile negli ambiti produttivi e distributivi alternativi e creare nuovi lavori, tra il fare formazione sulle tematiche ambientali e promuovere assistenza tecnica agli operatori economici eventualmente interessati ad una riconversione ecologica dei loro prodotti/servizi e naturalmente rivendicazione civile e politica di una altra economia che indirizzi i flussi finanziari della spesa pubblica secondo modalità ispirate e dettate dalle pratiche della sostenibilità ambientale e dalla responsabilità sociale d'impresa.
Naturalmente non possiamo fare da soli. Non siamo ne possiamo essere autosufficienti per questa inversione di rotta. Occorre fare alleanze, patti di solidarietà, di mutuo soccorso, ricostruire una comunità del mutualismo e della solidarietà. Facile a dire, complesso a farsi.

Perchè il Cambiamento è prima dentro di noi, e poi nelle prassi delle relazioni quotidiane che diventano gradualmente sempre più reciproche e i comportamenti individuali e collettivi che diventano sempre più ispirati dalla solidarietà e dalla sobrietà di vita.


Allora cosa bolle in pentola di CCF per quest'anno?

Molte belle cose, molti bei progetti di cui parleremo nei nostri incontri ufficiali e non ( “.... è ora di fare la nostra energia, altre trame di tessuti, la Slow medicine, l'angolo solidale del riuso del riciclo, del dono e dello scambio/baratto senza denaro o con moneta complementare, altri progetti di filiera dopo quello del grano....”).

Ma sopratutto bolle in pentola una aspettativa forte che voi tutte/i che ci avete sostenuti, stimati, apprezzati in questi anni prendiate con più determinazione la parola e siate più determinate/i nel proporre a noi tutti le strade del Cambiamento.

Grazie per i commenti.

mercoledì 7 gennaio 2015

DACCAPO

Daccapo, riusiamo le cose


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di Marco Boschini*
Due comuni, Lucca e Capannori, la Caritas, un’associazione che già il nome è tutto un programma “Ascolta la mia voce”. Ascit (la società locale che gestisce la raccolta differenziata) e Sistema ambiente. Sono questi i soggetti che hanno pensato e messo in piedi un progetto intelligente e utile come “Daccapo”.
“Daccapo” è un sistema di riuso solidale che mira a sensibilizzare i cittadini al non-spreco e alla riduzione dei rifiuti, attraverso il riuso a fini solidali degli oggetti, deivestiti e dei mobili altrimenti destinati alla discarica. Ad oggi sono già oltre quindici le tonnellate di oggetti risparmiati a discariche e inceneritori e rimesse in circolo per persone e soggetti svantaggiati.

lunedì 5 gennaio 2015

EXPO? NO GRAZIE. CI NUTRIAMO DA SOLI

Un pensiero critico per l’Expo


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A pochi mesi dall’inizio di Expo2015, questioni che vengono da lontano portano i nodi al pettine. Il percorso NoExpo iniziato nel 2007, ben prima dell’assegnazione  dell’esposizione universale a Milano, ha accolto negli anni una pluralità di soggetti e affermato un pensiero critico rispetto alle logiche e ai processi imposti dai megaeventi e dalle grandi opere al tessuto sociale e urbano della città. È venuto il momento di scioglierle i nodi e chiedere conto di quanto denunciamo da allora.