sabato 16 gennaio 2016

GLI "ESPERTI"


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Nelle foto di questa pagina, vita quotidiana al Laboratorio autogestito 100celle, a Roma. Uno spazio vernacolare che a Ivan Illich sarebbe piaciuto

di Theodor Shanin*
Demistificazioni
Ivan Illich fu un maestro dissacratore della contemporaneità e dei suoi miti della ‘modernità’, della ‘scientificità’ e del progresso, come pure degli ‘esperti’ professionali che ne sono i principali creatori e riproduttori. I suoi principali ‘strumenti’ di demistificazione (per usare la sua analogia preferita) consistevano nell’af fron ta re e nello smascherare le trappole semantiche, nell’ana lizzare le contro-produttività che derivano dai ‘saperi esperti’ e nell’arti co la re paragoni a livello storico e inter-sociale, per mettere a nudo le nozioni usuali che vengono ritenute evidenti. Aveva una capacità particolare di sorprendere, rifiutando di dare le ovvietà per scontate. L’orientamento etico e la sensibilità estetica che lo guidarono nella vita collegano tutti questi strumenti in una coerente cosmovisione personale.
I bersagli principali delle demistificazioni di Illich erano le ‘confusioni cognitive’ provocate dalle parole ‘ameba’, per utilizzare anche qui una delle sue espressioni preferite. Parole ‘ameba’ sono le parole senza forma, ‘per tutte le circostanze’, parole ‘plastiche’, senza un contenuto, un contesto o dei limiti chiaramente definiti. Nascondono nozioni senza senso e non designano nulla di preciso.

domenica 3 gennaio 2016

LA VITA E' UN ALTRA COSA

Creare beni comuni 


Ovunque gli spazi urbani vengono privatizzati, le strade commercializzate ed è proibito persino sdraiarsi su di una spiaggia senza pagare. I fiumi intanto vengono contenuti dalle dighe, le foreste disboscate, l’acqua imbottigliata e messa sul mercato, i sistemi di conoscenza tradizionali saccheggiati attraverso norme di proprietà intellettuale e le scuole trasformate in imprese volte al profitto. Ciò spiega perché l’idea dei beni comuni esercita una forte attrattiva sull’immaginario collettivo. Del resto, in ogni angolo del mondo gruppi di persone hanno cominciato a costruire insieme beni comuni: orti urbani, banche del tempo, gruppi di acquisto solidale, monete locali, licenze “creative commons”, pratiche di baratto, cucine popolari, esperienze di pesca comunitaria… Creare e difendere beni comuni è più di un argine contro gli assalti neoliberisti alle nostre vite. È la forma embrionale di un modo diverso di vivere, è il seme di una società oltre il mercato e lo stato. “Il nostro compito è comprendere come possiamo connettere queste diverse realtà – spiegano in questo splendido saggio George Caffentzis e Silvia Federici – E come possiamo assicurarci che i beni comuni che creiamo siano realmente trasformativi delle nostre relazioni sociali e non possano essere cooptati”

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Al centro sociale il Pozzo di Firenze la Comunità delle Piagge (qui l’adesione alla campagna Facciamo Comune insieme) prepara un pranzo comunitario
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di George Caffentzis e Silvia Federici*
Abstract
Il documento mette a confronto la logica sottostante la produzione dei “beni comuni” con quella delle relazioni capitaliste e descrive le condizioni in base a cui i beni comuni divengono semi di una società oltre lo stato e il mercato. Mette anche in guardia rispetto al pericolo di cooptazione dei beni comuni per fornire forme di riproduzione a basso costo e analizza come poter prevenire tale esito.