Vogliamo un mondo diverso, ripetono
nelle lingue di tutto il mondo le donne e gli uomini che partecipano
alla Conferenza internazionale della decrescita, ospitata a Venezia dal
19 al 23 settembre. E aggiungono: la decrescita per noi significa non
solo protestare contro la dittattura della crescita infinita, ma
soprattutto che non siamo più disposti ad aspettare, abbiamo già
cominciato a sperimentare una conversione ecologica e sociale a tutti i
livelli. Non ci fermeremo.
Come ha spiegato Paolo Cacciari, la base del movimento per la decrescita è costituita da una miriade di gruppi locali autonomi e molto diversi tra di loro, ma tutti impegnati nella ricerca di soluzioni capaci di accompagnare l’uscita
dall’era del «dopo-sviluppo», «cioè di una situazione di crisi
irreversibile dei modelli economici e sociali fondati sull’idea
ingannevole dell’accrescimento indefinito dei profitti,
dell’accumulazione monetaria, dell’intensificazione dei consumi delle
risorse naturali e dello sfruttamento umano». A Venezia ci saranno anche
persone poco convinte dall’espressione «decrescita», persone che
pensano alla decrescita come un pensiero definito, quasi una scienza,
una totalità da applicare (poche, per fortuna), e chi invece, a
cominciare da Serge Latouche,
sostiene che «decrescita» è prima di tutto uno slogan (a cui grilli
insopportabili strizzano l’occhio), introdotto solo di recente
all’interno del dibattito politico e sociale, ma le cui radici si
perdono nel primo socialismo e nella tradizione anarchica rinnovata dal
situazionismo (e nel pensiero più recente di teorici come Ivan Illich,
André Gorz e Cornelius Castoriadis).
Di certo, si tratta di uno dei
movimenti più radicali e pacifici di critica al sistema emerso negli
ultimi anni in tutto il mondo (con differenze tra Nord e Sud) che pensa
al fare sociale prima della sua teoria. Un movimento che mette in
discussione ossimori (sviluppo sostenibile) e ricette del passato che
hanno mostrato tutti i loro limiti (socialdemocrazia, green economy,
economia sociale…). Un movimento che nelle sue pratiche, pur tra limiti e
contraddizioni, ricostruisce una filosofia: per dirla con Gramsci, «gli
uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e nel loro pratico
operare è contenuta implicitamente una concezione del mondo».
Insomma sono molte le ragioni che fanno di «Venezia 2012», un evento importante. Comune-info è media partner della conferenza, nel cui sito trovate il programma completo, mentre le plenarie della conferenza potranno essere seguite in streaming su Globalproject.info. On line potete leggere anche domande e appunti a proposito di decrescita, raccolti sotto forma di Faq, le Frequently asked questions. Per arricchire questo percorso suggeriamo di cliccare la tag «decrescita» all’interno di Comune-info.
Sono circa 700 le persone di 47
diversi paesi del mondo che si sono iscritte alla Conferenza per
partecipare a queste cinque giornate di lavoro e discussione attorno ai
temi della decrescita; 88 i relatori internazionali che intervengono,
centinaia i volontari.
Ha scritto qualche anno fa
Arundhati Roy: «Un altro mondo non è solo possibile, è in viaggio. Forse
molti di noi non saranno qui ad accoglierlo, ma in una giornata
tranquilla, se ascolto molto attentamente, posso sentirlo respirare…».
Ad esempio a Venezia.
Grazie per i commenti.
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