Adoro mangiare ma non so cosa mangio
Mangiare con gusto, liberi dall’ignoranza che fa comodo all’industria alimentare, è forse la più profonda rappresentazione del nostro legame col mondo. Chi conosce l’orto in cui la sua verdura è cresciuta, ricorderà anche la bellezza delle piante che crescono nella prima luce del mattino fra la rugiada. Una memoria simile è molto legata al cibo ed è uno dei piaceri del mangiare. Gli industriali dell’alimentazione sono riusciti a persuadere milioni di persone del vantaggio di preferire alimenti già pronti. Coltivano, cucinano, ci portano i pasti. Non ci hanno offerto cibi premasticati solo perché non hanno ancora scoperto come questo possa far aumentare i profitti. Per decenni l’intera economia alimentare dell’industria, dalle grandi aziende agricole e dai grandi allevamenti alle catene dei supermercati e dei fast-food, è stata ossessionata dai volumi. Ha ingigantito la scala per aumentare il volume della produzione allo scopo di ridurre i costi. Con l’aumento della scala, diminuiscono la varietà e la salute ma questo, per l’industria, non è un problema
di Wendell Barry
Spesso, alla fine di una conferenza sul declino della vita rurale e dell’agricoltura in America, qualcuno dell’uditorio chiede: “Cosa può fare chi abita in città?” “Mangiare responsabilmente” rispondo di solito. Naturalmente cerco di spiegare cosa intendo con questa espressione, ma mi sembra sempre di non aver detto abbastanza. Adesso vorrei cercare di offrire una spiegazione più ampia.