giovedì 4 luglio 2013

L'ALTRA VIA

La via molto diversa dei contadini

Spesso i riflettori del mondo si puntano per giorni su meeting inutili che servono solo a scattare le foto di rito e convocare l’incontro successivo. Completamente ignorati dai media, invece, i delegati di quasi 200 organizzazioni contadine di 88 paesi del mondo hanno deciso cose che avranno conseguenze immediate e di enorme rilevanza. Strano, perché i contadini non dovrebbero esistere, la loro scomparsa, ricorda Gustavo Esteva, è stata annunciata più volte come inevitabile risultato della modernizzazione. La Via Campesina esiste da venti anni ed è il più grande movimento sociale del nostro pianeta. Forse i giornali e le tv non lo sanno

Di Gustavo Esteva
ft-campesinosDa Jakarta è arrivata un’aria fresca che i media hanno trascurato e noi appena percepiamo. La deludente riunione del G-8 ha concentrato su di sé i riflettori di questi giorni, sebbene i magri risultati abbiano obbligato i media a riempire gli spazi con notizie come quella sull’intensa disputa tra Barack Obama e Vladimir Putin…per l’utilizzo privato della palestra dell’hotel in cui erano alloggiati (ha vinto Obama). Non è venuto fuori nulla di rilevante da lì. E nemmeno dalla precedente riunione sull’alimentazione è uscito qualcosa di importante.

A Jakarta, intanto, dal 9 al 13 giugno ha avuto luogo la sesta conferenza internazionale di Via Campesina http://viacampesina.org, che celebrava i suoi venti anni di lotta. Si tratta dell’organizzazione contadina più grande che si sia avuta nella storia. È il movimento sociale di maggiori dimensioni del mondo attuale. A Jakarta c’erano rappresentanti di 183 organizzazioni presenti in 88 paesi. Le cose su cui si sono accordati avranno ripercussioni immediate e di enorme rilevanza. Eppure, per i mezzi di comunicazione, è come se la conferenza si fosse tenuta di notte. Non è esistita.
La ragione si deve in parte al pregiudizio che esiste contro i contadini: non dovrebbero esistere; la loro scomparsa è stata più volte annunciata dalla sinistra e dalla destra, come inevitabile risultato della modernizzazione. E invece, eccoli là. E sono più di quanti siano mai stati.
Il pregiudizio attribuisce all’agricoltura industriale e alle “monsanto” del pianeta la produzione contemporanea di alimenti, invece l’agricoltura contadina, la pastorizia e la pesca artigianale continuano ad essere la principale fonte di cibo nel mondo. Secondo alcuni specialisti, producono fino al 70 per cento di quello che mangiamo oggi.
L’appello di Jakarta, che è stato diffuso il 13 giugno, merita una considerazione minuziosa. (Llamamiento de Yakarta ). Comincia con un invito urgente a “tessere  il filo dell’unità a scala globale tra le organizzazioni rurali e quelle cittadine per una partecipazione attiva, propositiva e risolutamente tesa alla costruzione di una nuova società, basata sulla sovranità alimentare, la giustizia e l’uguaglianza…Oggi più che mai un altro mondo è urgente e necessario. La distruzione del nostro attraverso il supersfruttamento, la depredazione dei popoli e la rapina dei beni naturali sta provocando l’attuale crisi climatica e profonde disuguaglianze che minacciano l’umanità nel suo insieme e la vita stessa. La Via Campesina dice un deciso NO a questa distruzione condotta dalle multinazionali”.
L’appello ricorda che Via Campesina ha pronunciato chiaramente la sua visione radicale sulla sovranità alimentare a Tlaxcala, nel 1996, quando ha deciso che le contadine e i contadini avrebbero giocato un ruolo centrale nei processi di resistenza all’agenda neoliberista e nella costruzione di alternative.
Via Campesina ha riconosciuto la gravità  della crisi sistemica attuale, la più grande della storia, una crisi che sta portando al collasso in molte parti del mondo. Di fronte ad essa, l’organizzazione ribadisce il suo rifiuto del capitalismo, il cui aggressivo flusso finanziario e speculativo genera l’ accaparramento dei terreni, l’espulsione delle contadine e dei contadini dalla loro terra, la distruzione di popoli, comunità, culture ed ecosistemi per creare migrazioni forzate e disoccupazione di massa.
Vía Campesina è nata con un’impronta antirazzista e antipatriarcale che in questa conferenza si è approfondita: ha deciso di insediare per la prima volta la sua segreteria generale in un paese africano, lo Zimbabwe, ponendo alla sua guida Elizabeth Mpofu, contadina da sempre, che ha assunto l’incarico in una cerimonia emozionante (vedi l’articolo di Silvia Ribeiro, La Jornada, 15/6/13http://www.jornada.unam.mx/archivo_opinion/autor/front/68).
La forza dell’appello di Jakarta, impegnato nell’azione immediata e autonoma, contrasta con la debolezza del Manifesto Contadino alla Nazione (messicana, ndt) che il 19 giugno hanno presentato il Congreso Agrario Permanente e il Frente Amplio Campesino. Nel Manifesto si denuncia la politica che ha smantellato le campagne causando la rovina di milioni di produttori rurali e la profonda erosione del tessuto sociale delle comunità e dei poderi collettivi. Un timido Ya Basta! E una marginale allusione al fatto che un’altra campagna è possibile conducono a un modesto catalogo di petizioni alle autorità e a una debole richiesta al governo della repubblica e ai partecipanti al Patto per il Messico al fine di costruire un progetto nazionale che sappia offrire una maggior considerazione per i milioni di contadine e contadini. Non viene detta una parola sulla campagna contro la fame dell’attuale amministrazione, che quelle stesse organizzazioni hanno considerato una pericolosa finzione burocratica. E non si dice nulla su quel che faranno da sole, con autonomia, nella lotta per la sovranità alimentare. Le due organizzazioni che hanno presentato il manifesto appendono le loro speranze a una risposta delle autorità, risposta che, nel migliore dei casi, sarà debole e insufficiente come lo è il Manifesto.
Malgrado la cortina stesa dai media e la confusione seminata da coloro che pretendono di rappresentare i contadini e le contadine, la forza dell’aria fresca di Jakarta si farà sentire ovunque, anche da noi.
Questo articolo è stato pubblicato da La Jornada  con il titolo “Muy Otras Vias”
Traduzione per Comune-info: m.c.
Nelle foto, la conferenza internazionale di Jakarta per i 20 anni di Via Campesina


Gustavo Esteva vive a Oaxaca, lo stato più meridionale del Messico. I suoi libri vengono pubblicati in diversi paesi del mondo. In Italia, sono stati tradotti: «Elogio dello zapatismo», Karma edizioni: «La Comune di Oaxaca», Carta; e, proprio in questi giorni, per l’editore Asterios gli ultimi tre: «Antistasis. L’insurrezione in corso»; «Torniamo alla Tavola» e «Senza Insegnanti». In Messico Esteva scrive regolarmente per il quotidiano La Jornada ma i suoi saggi vengono pubblicati anche in molti altri paesi. In Italia collabora con Comune-info.
Gli altri articoli di Gustavo Esteva su Comune-info li trovi qui

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