Coltivare terre abbandonate
Come nasce terraxchange.it?
L’idea di nasce da un’esigenza personale dice Marco. Sono appassionato di agricoltura tanto che tutti i miei studi, scuole superiori e università, sono stati rivolti verso questo settore. Il mio sogno è coltivare il mio cibo. Purtroppo la mia famiglia non ha origini contadine e non ho avuto la possibilità di fare pratica. Tuttavia vedevo in giro moltissimi terreni abbandonati. E’ nata così l’idea di unire terreni abbandonati a persone che vogliono prendersene cura. Insomma questo portale l’ho pensato partendo da un bisogno che avevo. A questo si è aggiunta un forte aspetto sociale a cui tengo: Terraxchange potrà infatti essere utilizzato come punto di riferimento del mondo orticolo sociale. Nel sito stiamo aggiungendo un forum e una mappa satellitare in modo che si potrà contattare anche orti urbani già presenti e associazioni, creare eventi e censire gli orti privati presenti sul territorio. Non sarà solo un motore di ricerca ma una comunità coesa. Il sito è on line ma pensiamo di essere operativi per metà ottobre con la piattaforma definitiva.
Come avviene lo scambio tra coltivatori e proprietari?
Con la crisi il problema delle area agricole abbandonate sembra esser tornato all’attenzione della collettività, ne è prova il fiorire di orti urbani e non e l’occupazione delle terre da parte di giovani in agricoltura. Cosa pensi di questo cambiamento?
Credo che la famigerata crisi sia frutto dello scollamento totale dei cittadini con la realtà produttiva. La società non riconosce più l’agricoltura come risorsa fondamentale. L’economia basata su indici, percentuali, categorie e tassi non può dare soluzioni. La richiesta di lavori o passatempi più legati con attività reali è ciò che sta spingendo migliaia di persone a riavvicinarsi alla terra. La volontà di staccare con il monotono lavoro di ufficio per dedicarsi all’agricoltura è sintomo di una serie di momenti stressanti e insoddisfacenti che il lavoratore medio cittadino non è più in grado di sostenere. L’agricoltura è un mondo fisico, spesso duro, ma la grande soddisfazione nel vedere i frutti del proprio lavoro copre qualsiasi fatica provata. L’orto è una passione dilagante perchè permette di vedere i frutti del lavoro svolto. Dal seme al piatto. Sempre meno lavori cittadini permettono di mostrare l’intera filiera. Un operaio, una segretaria, un dirigente vedono solo un tratto limitato della catena produttiva. Un orticoltore, anche casalingo e improvvisato, vive ogni momento. C’è da non sottovalutare tutto l’aspetto “eco” che sta prendendo sempre più piede nelle masse: produrre il proprio cibo era, fino a poco tempo fa, un semplice hobby da pensionato. Ora sta divenendo un bisogno sentito da ogni classe d’età, di sesso e di estrazione sociale.
Come sostenete il vostro progetto?
Il progetto è sostenuto da un i iniziale investimento personale di tempo e denaro. Una volta operativo si auto-sosterrà attraverso e-commerce di prodotti per l’orto e oggettistica per esterni. Chiederemo un contributo se si vorrà pubblicare più annunci o se si vorrà mettere in vetrina qualche terreno. Sarà presente anche la possibilità di donare. In questo modo potremo utilizzare i proventi per organizzare eventi orticoli.
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