giovedì 3 aprile 2014

NUTRIAMO IL PIANETA ?

Nutriamo il pianeta ma senza Ogm”

Expo 2015. Trentanove associazioni, a un anno dall'esposizione universale di Milano, si mobilitano contro le mille insidie della deregulation transgenica. La prima è una sentenza prevista per il prossimo 9 aprile in Friuli che potrebbe compromettere il sistema agricolo italiano. Nel frattempo gli americani cercano finanziamenti per costruire il loro padiglione benedetto da Obama. I primi dollari sono stati versati dalla mutinazionale del biotech DuPont
Sor­risi di cir­co­stanza e pac­che sulle spalle hanno salu­tato l’adesione (scon­tata) degli Stati Uniti all’Expo 2015. Barack Obama in per­sona ha pro­messo di esserci e tutti hanno tirato un sospiro di sol­lievo. I 45 milioni di dol­lari per costruire il padi­glione Usa ancora non sono stati tro­vati ma si sa che la Casa Bianca — che non tirerà fuori un cen­te­simo di tasca sua — potrà con­tare sulla gene­ro­sità di molte aziende.
Tra le prime ad esporsi pub­bli­ca­mente, la mul­ti­na­zio­nale del bio­tech DuPont, “orgo­gliosa di par­te­ci­pare”, come ha detto il vice pre­si­dente ese­cu­tivo Jim Borel. “Que­sto pal­co­sce­nico glo­bale for­ni­sce un’opportunità di gene­rare dia­logo e fat­tiva col­la­bo­ra­zione per nutrire una popo­la­zione cre­scente”. L’ultima volta che l’americana DuPont ha cer­cato il dia­logo oltreo­ceano è stato un paio di mesi fa, quando ha con­vinto la Com­mis­sione euro­pea, nono­stante il parere con­tra­rio di 19 paesi, a rati­fi­care una sorta di via libera a un suo mais Ogm. Altre mul­ti­na­zio­nali pre­sto met­te­ranno mano al por­ta­fo­glio e il padi­glione di Obama & Co. sarà sicu­ra­mente uno dei più sfa­vil­lanti dell’esposizione uni­ver­sale che si pone l’obiettivo di nutrire il pianeta.
Que­sta è la vera par­tita che si gio­che­ranno die­tro le quinte di Expo 2015, il con­trollo del sistema agri­colo e ali­men­tare su scala mon­diale cer­cando di fare brec­cia nella vec­chia e riot­tosa Europa. Manca poco più di un anno e la ritro­vata Coa­li­zione per un’Italia libera dagli Ogm (39 asso­cia­zioni, da Acli a Lega­coop, da Col­di­retti a Cia, da Green­peace a Slow Food, da Aiab a Legam­biente) ha deciso di met­tere i piedi nel piatto per ten­tare di osta­co­lare le tante insi­die della dere­gu­la­tion tran­sge­nica. Il rag­gio d’azione delle poten­tis­sime lobby pro bio­tech non cono­sce con­fini, si va dalla Casa Bianca fino all’ultimo sper­duto campo pro­vo­ca­to­ria­mente semi­nato da un agri­col­tore friu­lano con mais Mon810 (Monsanto).
“Il pros­simo 9 aprile — spie­gano le asso­cia­zione che ieri hanno orga­niz­zato un incon­tro a Milano — il Tar si pro­nun­cerà sul ricorso pre­sen­tato da quell’agricoltore con­tro il decreto inter­mi­ni­ste­riale che proi­bi­sce la semina di mais Mon810, e se il ricorso fosse accolto si rischie­rebbe di aprire la strada a semine incon­trol­late di col­ture tran­sge­ni­che”. A un anno dall’Expo sarebbe un segnale deva­stante che potrebbe avere riper­cus­sioni anche al di là dei con­fini ita­liani, anche se la Regione Friuli in que­sti giorni ha ema­nato un decreto che vieta la semina e la col­ti­va­zione di Ogm sul suo territorio.
In attesa della sen­tenza, le asso­cia­zioni hanno lan­ciato una gior­nata di mobi­li­ta­zione nazio­nale con pre­sidi infor­ma­tivi in diverse città ita­liane (Milano, Torino, Bolo­gna, Padova, Firenze, Peru­gia). Nasce da que­sta prima insi­dia l’urgenza dell’ appello lan­ciato al pre­si­dente del Con­si­glio per “con­vin­cerlo” ad ema­nare imme­dia­ta­mente un decreto con­tro le semine Ogm, anche per dare un segnale ine­qui­vo­ca­bile su come si col­loca il governo di Mat­teo Renzi in sede euro­pea durante il seme­stre ita­liano (dopo le ele­zioni, le lobby ame­ri­cane pro Ogm tor­ne­ranno alla carica).
Eppure è pro­prio negli Stati Uniti, dove il 73% dei semi è stato modi­fi­cato per resi­stere agli erbi­cidi ven­duti dalle stesse aziende del bio­tech, che il busi­ness mostra le prime crepe. Migliaia di agri­col­tori comin­ciano a pagare un prezzo troppo per essersi “con­ver­titi” all’agricoltura gene­ti­ca­mente modi­fi­cata. Come ha detto ieri a Milano il col­ti­va­tore sta­tu­ni­tense Wes Shoe­myer, chi acqui­sta sementi bre­vet­tate per con­tratto deve con­ti­nuare a farlo per lungo tempo e poi sot­to­stare alle poli­ti­che dei prezzi decise dalle multinazionali.
“Lo stesso dipar­ti­mento di stato Usa — ha spie­gato — ha veri­fi­cato un impatto sui red­diti degli agri­col­tori che hanno semi­nato mais Gm. Sol­tanto le mul­ti­na­zio­nali che regi­strano bre­vetti di sementi otten­gono pro­fitti note­voli”. Nel 2012, per esem­pio, il prezzo medio delle sementi di mais Ogm era salito a 263 dol­lari quando quelle tra­di­zio­nali costa­vano circa 167. E c’è chi ha già pre­vi­sto l’oscillazione dei prezzi in un futuro pros­simo: secondo uno stu­dio della Washing­ton State Uni­ver­sity, le sementi Ogm aumen­te­reb­bero di prezzo pro­prio nel momento in cui venis­sero auto­riz­zate nell’Unione europea.

Grazie per i commenti.

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