martedì 21 luglio 2015

LA CAMORRA A TAVOLA

La camorra in tavola, la Dia sequestra 100 milioni nell’operazione Gea

Antimafia. La Dia sequestra società per 100 milioni di euro nell'operazione Gea, terza tranche dell'inchiesta sul controllo mafioso dell'ortofrutta. Secondo la Coldiretti/Eurispes, questo business ha fruttato ai clan 15,4 miliardi nel 2014
“Non è solo cri­mi­na­lità orga­niz­zata. Si tratta di un’agenzia mafiosa, tito­lare delle rotte tra un mer­cato e un altro. Acqui­stiamo frutta e paghiamo la camorra: il 10,15% del costo del tra­sporto va ai clan” spie­ga­vano ieri gli inqui­renti per rac­con­tare l’operazione Gea, la terza dopo Sud pon­tino e Store, con­dotte dalla Dia di mezza Ita­lia per sman­tel­lare gli inte­ressi dei clan sici­liani e cam­pani nell’approvvigionamento di pro­dotti orto­frut­ti­coli da e per i mag­giori mer­cati del cen­tro e del sud Italia.

Lunedì 20 sono state emesse venti ordi­nanze di custo­dia cau­te­lare per asso­cia­zione mafiosa, ille­cita con­cor­renza con minac­cia o vio­lenza ed estor­sione. I clan caser­tani dei Casa­leri e il gruppo napo­le­tano dei Mal­lardo hanno mono­po­liz­zato per anni il busi­ness in accordo con Cosa nostra cata­nese. Sotto seque­stro dieci società per un valore di circa 100 milioni di euro.
L’affare era sem­plice: i com­mer­cianti erano obbli­gati a uti­liz­zare le ditte di tra­sporto su gomma di pro­prietà diretta o indi­retta dei clan per tra­spor­tare frutta e ortaggi. L’indagine, durata cin­que anni, ha ripreso il filo dove l’aveva lascito la pre­ce­dente inchie­sta: Ope­ra­zione Sud Pon­tino aveva sve­lato come il clan dei Casa­lesi, ser­ven­dosi di Costan­tino Pagano (fazione Schiavone-Del Vec­chio) pro­prie­ta­rio de La Paga­nese tra­sporti, avesse mono­po­liz­zato il set­tore dai mer­cati orto­frut­ti­coli da Gela, Palermo e Cata­nia fino a Fondi, pas­sando per Giu­gliano nel napoletano.
Dopo gli arre­sti del 2010, i gruppi si sono rapi­da­mente riorganizzati.
Stru­menti del clan erano la ditta indi­vi­duale di Libero Fron­toso, fra­tello di Sal­va­tore (arre­stato nella Ope­ra­zione Sud Pon­tino per­ché col­la­bo­ra­tore di Costan­tino Pagano) e Luigi Ter­rac­ciano (brac­cio destro di Pagano). Il por­ta­fo­glio clienti soprat­tutto delle zone di Avez­zano e Fondi della Paga­nese (finita in ammi­ni­stra­zione giu­di­zia­ria) era pas­sato a Fron­toso gra­zie alle pres­sioni dei gruppi cri­mi­nali. Per gestire l’attività viene siglato un accordo con la società di auto­tra­sporto di pro­dotti ali­men­tari Ita — Inter­na­tio­nal Trans­port Agency della zona saler­ni­tana di Nocera e Pagani. Nel 2012 viene scar­ce­rato per gravi motivi di salute Ter­rac­ciano, che riprende il con­trollo dell’affare.
Il gruppo che faceva capo a Pagano, nono­stante gli arre­sti, è riu­scito a tenere il con­trollo dei mer­cati di Fondi e della pro­vin­cia di Caserta in mano ai Casa­lesi gra­zie ai rap­porti con la mafia sici­liana. Giu­gliano invece fini­sce nell’orbita dei Mal­lardo: un gruppo in ascesa con inte­ressi anche negli appalti, rami­fi­cato fuori regione. Non si è arri­vati al con­flitto pro­prio per la con­di­zione di debo­lezza dei casertani.
A rac­con­tare i rap­porti di forza il col­la­bo­ra­tore di giu­sti­zia Giu­liano Pirozzi. Natu­ral­mente i gruppi cri­mi­nali non si limi­tano a offrire il ser­vi­zio tra­sporto a costi mag­gio­rati, ma impon­gono anche una tassa sui pro­venti di ogni tran­sa­zione, “la provvigione”.
Le mani sul set­tore agri­colo i Casa­lesi le ave­vano già fin dagli anni ’80, con le truffe all’Aima.
Agli inizi degli anni 2000 era arri­vato il patto con l’Alleanza di Secon­di­gliano per spar­tirsi il mer­cato orto­frut­ti­colo. Nelle inter­cet­ta­zioni delle prime inchie­ste si sente Costan­tino Pagano spie­gare come fun­ziona: “A Cata­nia, da qua fino a Roma, fino a Milano, da qua fino ad Avez­zano… coman­diamo noi… ci sono camor­ri­sti da tutte le parti”.
“In Sici­lia il busi­ness delle agro­ma­fie – spiega la Col­di­retti — supera i cin­que miliardi di euro. La mala­vita si è inse­diata in molti dei punti nevral­gici del sistema agri­colo regio­nale: dalla fal­si­fi­ca­zione delle tracce di pro­ve­nienza dell’ortofrutta all’imposizione del guar­dia­nia, al paga­mento del pizzo anche con l’obbligo di assun­zione di manodopera”.
Gra­zie ai clan i pro­dotti sono sot­to­pa­gati agli agri­col­tori, che non coprono nep­pure i costi di pro­du­zione, ma i prezzi si mol­ti­pli­cano fino al 300% dal campo alla tavola.
Si tratta di un busi­ness che ha frut­tato ai clan 15,4 miliardi nel 2014 secondo il rap­porto Coldiretti/Eurispes. I punti più sen­si­bili per le infil­tra­zioni mala­vi­tose, spiega Col­di­retti, sono il tra­sporto su gomma da e per i mer­cati; imprese dell’indotto (estor­sioni indi­rette quali ad esem­pio l’imposizione di cas­sette per imbal­lag­gio); fal­si­fi­ca­zione delle tracce di pro­ve­nienza dell’ortofrutta (come la fal­si­fi­ca­zione di eti­chet­ta­ture: così, pro­dotti del Nord-Africa ven­gono spac­ciati per comunitari).
Grazie per i commenti.

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