Acque profonde è un libro che parla delle giornate in campagna, scandite dal tempo vero, quello delle stagioni, quello circolare, che non fugge ma passa e poi ritorna. Parla della bellezza della natura e della vita e del legame profondo che unisce tutti gli esseri viventi.
Il luogo delle acque profonde è anche l’utero della terra, la porta comunicante tra ragione e istinto, coscienza e inconscio, rito e vita quotidiana, mito e attualità, magia e ragione.
Questa porta comunicante è stata chiusa e sprangata dalla civiltà industriale, cancellando i riti, negando la sacralità della vita, la magia della natura, rinnegando la Madre e isolando così l’essere umano, che viene reso fragile, solo, nevrotico.
Ma nel libro di Etain Addey esseri umani, animali e piante cantano in coro; l’oscurità e la luce si tengono per mano. “Le pecore vengono … con la lana bagnata di rugiada e cosparsa di fiori gialli e profumati…”, Etain racconta la bellezza magica e sublime sia del vivente che della materia inerte, una bellezza che riesce a vedere solo chi tiene aperta la porta dei sogni e del sacro.
Un libro che conforta e fa espandere l’anima, immiserita dalle meschinità quotidiane della vita in una società aggressiva, competitiva e futile, confusa da una cultura fatta di menzogne e omissioni. Ci ricorda qualcosa che sappiamo e che giace nelle acque profonde: la grandezza e la bellezza immutabile della natura. Ci ricorda il nostro farne parte nella vita e nella morte, anche noi magici e materiali, sacri e profani come ogni cosa nell’universo e su questa terra.
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