Sono partite domenica scorsa da diversi punti del Messico le prime tre delle sei Carovane Internazionali di Denuncia e Resistenza organizzate da La Via Campesina e l'Assemblea Nazionale delle Vittime Ambientali prima del vertice sul clima di Cancun.
Obiettivo: mostrare ai media e al mondo l'altra faccia del paese che, secondo gli organizzatori “lungi dal marciare a passo rapido verso il benessere e la sicurezza sociale, come il governo e i main stream media vogliono far credere, nasconde una realtà di devastazione ambientale e repressione diffusa su tutto il territorio”. Partite da San Luis Potosì, Guadalajara e Acapulco le carovane hanno visitato diverse comunità colpite dagli effetti della contaminazione e si sono ricongiunte il 30 a Città del Messico per dare vita a una grande Marcia per la Vita. Dalla capitale, tutte assieme, le carovane ripartono per Cancun per partecipare alle mobilitazioni dei movimenti sociali organizzate parallelamente alla Cop 16. Lungo il cammino si uniranno altri spezzoni provenienti da Puebla, Oaxaca e Chiapas. L'arrivo a Cancun è previsto per il 3 dicembre.
Da martedì scorso e per tutta la durata delle attività e mobilitazioni a Cancun salirà su Il Manifesto un diario quotidiano. Ecco la prima puntata
Per un miserabile mezzo grammo d'oro
Non è tutto oro quello che luccica, anzi. Lo sanno bene gli abitanti di San Luis Potosì, in Messico, che hanno visto in soli tre anni scomparire nel nulla il Cerro de San Pedro, la montagna storica che sovrastava la valle, ritratta al centro della bandiera dello stato. Tre anni sono bastati a far saltare per aria centinaia di migliaia di tonnellate di roccia e terra, per estrarre le ultime briciole di oro custodite ancora dalle viscere della montagna. San Luis Potosì il destino minerario ce l'ha nel nome, da quando alla fine del 1500 l'avventuriero Pedro de Anda vi fondò il primo nucleo urbano corredandolo dell'epiteto Potosì per richiamare l'omonina ricchissima miniera boliviana. Qui si è estratto per decenni, a intervalli, fino al 1953 quando la miniera esausta ha chiuso i battenti. Quattro decadi dopo, nel 1995, l'impresa mineraria canadese Metallica Resources ha presentato al governo messicano un nuovo progetto di estrazione a cielo aperto (la Miniera San Xavier) per ridurre in polvere la montagna e così estrarre gli ultimi residui del nobile metallo. “Un piano diabolico e criminale” secondo gli attivisti del FAO, il Fronte Amplio di Opposizione alla Miniera che si battono da 15 anni contro il progetto. “La nostra lotta ha portato a due sentenze che ritirano le licenze per lo sfruttamento minerario. Ma grazie alle pressioni del governo di Fox prima e Calderon poi, la miniera è entrata in funzione ugualmente in maniera illegale”. Da tre anni a questa parte vengono detonate ogni giorno 25 tonnellate di esplosivo per far brillare 80.000 tonn. di roccia. Il 40% di esse, triturate e coperte con 16 tonn. di cianuro e 32.000 milioni di lt d'acqua, fruttano mezzo grammo d'oro per ogni tonnellata. Di contro, la montagna è praticamene scomparsa. E con essa le aquile, il resto della fauna e l'incredibile patrimonio botanico della zona. Le falde acquifere sovrasfruttate e contaminate dal cianuro. L'aria appestata dalle polveri sottili provocate dalle esplosioni. La delegazione locale che accoglie la carovana apostrofa gli attivisti canadesi presenti chiedendo di portare avanti a casa loro la battaglia contro l'estrazione a cielo aperto e l'utilizzo di cianuro per la lisciviazione. “Basta con l'ipocrisia” grida una anziana abitante della zona, “quello che vietano a casa loro lo permettono altrove, non siamo esseri umani di serie B”. La carovana riparte, ma da San Luis una folta delegazione la accompagna fino a Cancun. “Possono continuare a reprimerci, ma non siamo criminali, giustizia ambientale è tutto ciò che che chiediamo”.
Marica Di Pierri
Associazione A Sud
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