La commissione Europea, a fine novembre, ha rilasciato la prima comunicazione sulla futura PAC 2013-2020.
Parlamento Europeo, Consiglio ( ovvero i Governi) e senza dubbio anche la società civile saranno ora i protagonisti di un intenso lavoro di consultazione fino al prossimo luglio, quando avremo in mano la prima vera proposta legislativa. Questo primo documento è frutto di un lavoro che vede, già dentro la Commissione stessa, diversi punti di vista e che si confronta con le varie posizioni degli Stati membri, del Parlamento europeo, e delle componenti della società civile, mai come prima attente alla definizione di questa politica, che con il suo budget (circa 50 miliardi di Euro/anno) rimane di gran lunga la più importante di tutta l’Unione Europea.
La comunicazione esce in quadro ancora incerto sulle risorse che saranno a disposizione della futura PAC.. E’ , infatti chiaro che se si arrivasse ad un forte ridimensionamento delle risorse a disposizione verrebbe meno il concetto di politica agricola unitaria a livello europeo e si andrebbe verso uno scenario assolutamente imprevedibile e sicuramente peggiore della situazione attuale.
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Il neo Commissario Dacian Ciolos ha scelto di mantenere l’impianto esistente su due pilastri: ( politiche di mercato e sviluppo rurale) con l’inserimento di alcune nuove parole d’ordine, ma sempre inquadrate in una classica logica liberista di aumento della produzione e della
Competizione dell’agricoltura europea nel mercato globale, dove le regole le detta, ancora oggi, l’OMC(Organizzazione mondiale del Commercio).
LE NOVITA’ DEL PRIMO PILASTRO:
Gli elementi di maggior novità sono:
1.una chiara subordinazione dell’aumento della produttività e della competitività al rispetto delle risorse naturali con una forte attenzione ai cambiamenti climatici, con il sostegno di impegni da parte degli agricoltori che vadano verso l’adattamento e la mitigazione ( riduzione di emissioni di CO2);
2.una più equa re-distribuzione fra gli Stati e fra i produttori delle risorse disponibili, in particolare per il primo pilastro, in cui si parla chiaramente di tetti rispetto agli aiuti ricevuti. Rimane ancora generico il legame tra aiuti e la quantità di lavoro chiesto da tutti a gran voce;
3.si introduce una aiuto specifico per le piccole aziende;
4.si vuole limitare la percezione degli aiuti agli agricoltori attivi, ma senza definire chi siano;
…. E PER LO SVILUPPO RURALE
Nelle politiche di sviluppo rurale ci si concentra nel remunerare i servizi che gli agricoltori danno alla società ( ambientali, sociali, paesaggistici..) e mantenere vitali le aree rurali favorendo la creazione di lavoro tramite la diversificazione delle attività agricole. Le maggiori novità sono legate al riconoscimento dell’importanza dei mercati locali e al sostegno della filiera corta ( INCREDIBILE MA VERO!)
I GRANDI ASSENTI :
IL GIUSTO PREZZO AI PRODUTTORI,
I GIOVANI E
LA QUESTIONE DELLA TERRA
Le politiche di regolazione di mercato, da più parti richieste per combattere la volatilità dei prezzi e riconoscere un giusto prezzo ai produttori, sono la parte più debole. Alla garanzia del reddito, che viene dagli aiuti diretti del primo pilastro, si aggiungono le cosiddette reti di sicurezza che in caso di forti scompensi dei prezzi sui mercati intervengono a valle, ma non a monte.
I giovani sono citati, ma non sembra ci sia nulla di particolarmente nuovo, così come totalmente assente è il problema dell’accesso alla terra, che sta diventando un ostacolo drammatico al ricambio generazionale in agricoltura e anche al rafforzamento delle strutture aziendali esistenti.
Di Andrea Ferrante
Dal Mensile Bio-Agricoltura gennaio-febbraio 2011
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