mercoledì 2 luglio 2014

IL VIAGGIO DI ALEX LANGER

Il viaggio di Alexander Langer e la poesia in cammino sulla Costa Teatina

"Il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l'arrivare", sono parole
del compianto Tiziano Terzani che riassumono tutta una filosofia di vita o, per
meglio dire, la vita stessa. Perché si può sopravvivere a sé stessi, correre
all'impazzata senza mai trovare pace e serenità, sempre frustrati e
insoddisfatti, o si può viaggiare, camminare, vivere la vita ogni secondo e
ogni battito d'ala. E' stato questo il più grande insegnamento - perché per
tanti, tantissimi di noi (per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona
e per chi l'ha conosciuto solo dopo la sua tragica dipartita) è stato un
maestro, una stella polare che mai smetterà di brillare – di Alexander Langer.


Sono i giorni del ricordo del suo triste commiato da questa vita. Ma fermarsi
a quel tragico giorno, sotto quell'albero di albicocche a Pian dei Giullari di
Firenze, sarebbe una crudele ingiustizia. Perché il viaggio di Alexander è
stato intenso, vibrante, vero per i tantissimi anni che ha dedicato all'umanità
e al suo futuro. Viaggiatore leggero capace di caricarsi, come il suo amato San
Cristoforo, dei pesi, delle angoscie, ma anche delle bellezze, dei colori,
della musica delle vite di chi incontrava e dell'ambiente, Alexander rovesciò,
e invitava altri e altre a farlo, il famoso motto olimpico. Essere nella vita
"più lenti, più soavi, più profondi". Mi è tornato in mente nei giorni scorsi.
Si è conclusa domenica scorsa la seconda edizione di "Cammina per il Parco", la
splendida iniziativa port! ata avanti dalla "Costituente per il Parco Nazionale
della Costa Teatina" (che da undici anni attende di veder completato il suo
iter istitutivo!) e da alcuni attivisti delle associazioni che lo animano. In
queste due edizioni, al di là dell'obiettivo principale che è quello di tenere
alta l'attenzione sull'istituendo Parco, tantissime sono state le foto, i
video, le testimonianze, le meraviglie di questo scrigno immenso che è la costa
teatina, di esperienze come Zona22 (vero esempio di "laboratorio ecologico" e
di recupero della bellezza!) ma anche di denunce di tutto ciò che vuol violarne
la bellezza e sfregiarla. Chi attraversasse la costa teatina, così come
qualsiasi altro ambiente naturale, distrattamente, di corsa, pensando solo alla
sua meta (e probabilmente scegliendo l'autostrada!) non si accorgerebbe di
nulla. Ma se invece non si pensasse alla meta del viaggio, ma si godesse il
viaggio stesso sarebbe tutto diverso.

Nel 1897, dopo una discussione con alcuni "piccoli amici", una bambina di otto
anni chiese al New York Sun se Babbo Natale esistesse. Il 21 dicembre la
risposta arrivò con un editoriale che commosse moltissimi lettori ed entrò
nella storia del giornalismo mondiale (ed infatti il New York Sun lo ripubblicò
tutti gli anni fino alla sua chiusura nel 1950) e fu positiva. Si legge in
quell'editoriale che è l'abbondanza dell'amore e della generosità, la loro
esistenza, che danno alla vita bellezza e gioia, se non esistessero non
esisterebbero poesia e romanticismo e la luce eterna (dell'infanzia!) riempie
il mondo sarebbe estinta. E sono queste le cose più vere del mondo. Per dirla
con le parole di un altro grande viaggiatore e del suo libro più famoso, il
Piccolo Principe, l'essenziale è invisibile agli occhi! . Ma questo essenziale
spesso irrompe nella nostra vita e squarcia la desolazione e il grigiore della
quotidianità. Ma bisogna saperlo vedere, capire che la vita non è un arido
calcolo e non è una gara a chi corre più veloce. Viaggiando, come c'insegna
Alexander Langer, più lenti, con uno sguardo più soave e più profondo, possiamo
accorgercene. La costa teatina è ancora, nonostante tutto, uno dei luoghi
privilegiati per farlo. Nei suoi angoli incontaminati tutto può ancora
realizzarsi. Ma le dune, i sentieri, i prati fioriti, i boschi, le insenature e
le danze colorate del Sole sul mare, lì dove i caldi raggi disegnano sulle onde
splendenti diademi, vanno attraversati lentamente, aprendo il cuore e la mente
alla magia e alla bellezza. Perdendosi in questi strepitosi paradisi è
possibile scoprire la poesia che colora la terra.

Ma per far tutto questo ci servirebbe lo sguardo di Alexander, il suo viaggio
leggero, profondo, la sua lungimiranza, la sua mitezza d'animo che si sposava
perfettamente con una radicalità del pensiero e della pratica quotidiana
esemplari, la sua intelligenza profonda nel guardare l'umanità, il suo impegno
appassionato, la generosità dei sentimenti che lo ha portato al dono totale di
sé agli altri e alla politica. Quella politica oggi sempre più terreno di
conquista di "squallide consorterie" e dove scarseggiano gli amanti e i
costruttori del bene comune come Alexander. I suoi scritti ci indicano la via,
ci insegnano a leggere, interpretare e vivere questa devastante crisi
ecologica, sociale, economica e politica. Cresciuto in una regione di
frontiera, ha visto nella conoscenza reciproca, nell'incontro fecondo, una
ricchezza da costruire quotidianamente. Ha precorso i tempi, ha at! traversato
sentieri e strade con la lungimiranza e la visione di chi sapeva guardare oltre
ogni orizzonte. Viaggiatore inquieto, ha donato tutto se stesso all'umanità
sofferenta e oppressa, caricandosi i pesi e i dolori che ha incontrato con un
amore immenso. Il caricarsi i pesi del prossimo, per allievare le sue
sofferenze e curare le sue ferite, l'essere portatori di speranza e di amore,
può portare a spingersi troppo avanti. Può condurre nel deserto, dove gli
uomini non si amano e non parlano. Dove i pesi diventano eccessivi. Ha scritto
nell'ottobre 1992, in ricordo di Petra Kelly, il dramma dei "portatori di
speranza" che si ritrovano "troppo grande... il carico di amore per l'umanità e
di amori umani che si intrecciano e non si risolvono".

Si può vivere immersi in una marea sterminata di contatti, di conoscenze e di
esperienze e sentirsi soli. Incompresi. Accade che ci si senta soli, che si
rimanga soli. Estranei, lontani. Nel deserto. Si è circondati da decine,
centinaia, di persone, ma si vive il deserto dell'anima. Si dona così tanto
amore che giunge il giorno in cui se ne ha necessità vitale, fosse anche solo
una carezza o una parola di condivisione e conforto. Come fosse acqua. Pura,
casta, genuina, vitale. Sgorgante da fonte vera e profonda. La sete arde,
brucia dentro. Si è donato così tanto amore, dedizione, passione agli altri da
non averne più per sé. Ci si sente fragili e indifesi, si ha la necessità di
qualcuno al quale stringersi e sostenersi, che sappia chinarsi sulle ferite del
tuo cuore (e delle miserie umane) e lenirle. 
Si vive "in un tale incrocio! di dolori" che non si riesce più a vivere,
appaiono "troppe le attese frustrate e le delusioni che inevitabilmente si
accumulano, troppe le incomprensioni che nascono e segnano, troppo grande il
carico di amore per l'umanità e di amori umani che si intrecciano e non si
risolvono, troppa la distanza tra ciò che il cuore brama e ciò che si riesce a
compiere." Si vorrebbe guardare sempre più in alto, ma il peso della convivenza
umana, avvelenata dalla mancanza di umanità, schiaccia al ribasso. Ci sono
giorni che fanno sentire tutto il loro peso. Un peso enorme, che schiaccia, di
illusioni tradite, di incomprensioni, di violenza e di cuori in lacrime. Quanto
è grande la differenza tra quel che è e quel che vorremmo. Quanto immensa è la
facilità di essere fraintesi, incompresi, travisati, di rimanere soli.

Ma alfine, in questi cupi tempi nei quali il sistema in crisi, che il suo
sguardo profetico già vent'anni fa aveva saputo vedere, è diventato il Sistema
di dominio e di oppressione di classe e di guerra ai poveri e agli ultimi, fin
quando potremo difendere la bellezza e la poesia, gli angoli più belli
dell'ambiente che ci circonda e costruire un futuro migliore, realmente
ecologico, come vogli-Amo con il Parco Nazionale della Costa Teatina, c'è una
condanna dalla quale non possiamo esimerci: la speranza. E allora, com'ebbe a
dire un suo carissimo amico, non esiteremo mai a seguire l'esempio della sua
vita, "invidiabilmente ricca di viaggi, di incontri, di conoscenze, di imprese,
di lingue parlate e ascoltate, di amore" e fin quando il suo "viso serio e
gentile" ci accompagnerà nel cuore, cercheremo di andar "incontro agli altri
con il suo passo leggero" per non perdere mai la sper! anza e continuare, come
ci hai chiesto quel dannato giorno a Pian dei Giullari, "in ciò che è giusto".
Autore: Alessio Di Florio. 
Fonti: http://www.peacelink.it/abruzzo/a/40318.html
Grazie per i commenti.

Nessun commento:

Posta un commento

Commento Pubblicato