giovedì 20 settembre 2012

«Un altro mondo non è solo possibile, è in viaggio. Forse molti di noi non saranno qui ad accoglierlo, ma in una giornata tranquilla, se ascolto molto attentamente, posso sentirlo respirare…».

Vogliamo un mondo diverso, ripetono nelle lingue di tutto il mondo le donne e gli uomini che partecipano alla Conferenza internazionale della decrescita, ospitata a Venezia dal 19 al 23 settembre. E aggiungono: la decrescita per noi significa non solo protestare contro la dittattura della crescita infinita, ma soprattutto che non siamo più disposti ad aspettare, abbiamo già cominciato a sperimentare una conversione ecologica e sociale a tutti i livelli. Non ci fermeremo.
Come ha spiegato Paolo Cacciari, la base del movimento per la decrescita è costituita da una miriade di gruppi locali autonomi e molto diversi tra di loro, ma tutti impegnati nella ricerca di soluzioni capaci di accompagnare l’uscita dall’era del «dopo-sviluppo», «cioè di una situazione di crisi irreversibile dei modelli economici e sociali fondati sull’idea ingannevole dell’accrescimento indefinito dei profitti, dell’accumulazione monetaria, dell’intensificazione dei consumi delle risorse naturali e dello sfruttamento umano». A Venezia ci saranno anche persone poco convinte dall’espressione «decrescita», persone che pensano alla decrescita come un pensiero definito, quasi una scienza, una totalità da applicare (poche, per fortuna), e chi invece, a cominciare da Serge Latouche, sostiene che «decrescita» è prima di tutto uno slogan (a cui grilli insopportabili strizzano l’occhio), introdotto solo di recente all’interno del dibattito politico e sociale, ma le cui radici si perdono nel primo socialismo e nella tradizione anarchica rinnovata dal situazionismo (e nel pensiero più recente di teorici come Ivan Illich, André Gorz e Cornelius Castoriadis).
Di certo, si tratta di uno dei movimenti più radicali e pacifici di critica al sistema emerso negli ultimi anni in tutto il mondo (con differenze tra Nord e Sud) che pensa al fare sociale prima della sua teoria. Un movimento che mette in discussione ossimori (sviluppo sostenibile) e ricette del passato che hanno mostrato tutti i loro limiti (socialdemocrazia, green economy, economia sociale…). Un movimento che nelle sue pratiche, pur tra limiti e contraddizioni, ricostruisce una filosofia: per dirla con Gramsci, «gli uomini sono filosofi in quanto operano praticamente e nel loro pratico operare è contenuta implicitamente una concezione del mondo».
Insomma sono molte le ragioni che fanno di «Venezia 2012», un evento importante. Comune-info è media partner della conferenza, nel cui sito trovate il programma completo, mentre le plenarie della conferenza potranno essere seguite in streaming su Globalproject.info. On line potete leggere anche domande e appunti a proposito di decrescita, raccolti sotto forma di Faq, le Frequently asked questions. Per arricchire questo percorso suggeriamo di cliccare la tag «decrescita» all’interno di Comune-info.
Sono circa 700 le persone di 47 diversi paesi del mondo che si sono iscritte alla Conferenza per partecipare a queste cinque giornate di lavoro e discussione attorno ai temi della decrescita; 88 i relatori internazionali che intervengono, centinaia i volontari.
Ha scritto qualche anno fa Arundhati Roy: «Un altro mondo non è solo possibile, è in viaggio. Forse molti di noi non saranno qui ad accoglierlo, ma in una giornata tranquilla, se ascolto molto attentamente, posso sentirlo respirare…». Ad esempio a Venezia.

Grazie per i commenti.

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