martedì 28 aprile 2015

IL NOSTRO MAGGIO

Il nostro maggio


I mercati e i governi sono abituati: c’è sempre qualcuno che protesta, stanco di essere deriso, umiliato, derubato. Generalmente, si tratta di persone che vengono ignorate, cooptate oppure schiacciate. Il problema può nascere quando quel qualcuno riesce ad aprire crepe un po’ più profonde nei territori e nel tessuto della società. Non si tratta di un problema geometrico ma di salute, metereologico e sismico. C’è un proverbio italiano che dice: la febbre di maggio dà salute per tutto l’anno. Ecco, a  Milano contro l’Expo, nelle scuole di ogni regione e tra gli ulivi secolari della Puglia quel “problema” sembra potersi fare più visibile. Esiste però, in misura diversa, in modo manifesto o in potenza, in molti altri luoghi e occasioni. In tre anni, le piccole antenne di questo nostroirrilevante mezzo di comunicazione, Comune-info, hanno registrato segnali e movimenti tellurici  tra quelli che stanno “in basso” – los de abajo, dicono quelli che conoscono le lingue – che abbiamo raccontato come potevamo. Erano quasi sempre impercettibili a chi ci spiega come va il mondo ma sono stati letti in 2.869.000 delle nostre pagine (sì, avete letto bene: due milioni e ottocentosessantanovemila). A qualcuno sembrerà strano ma ci sono molte persone che si svegliano senza interrogarsi sull’esito dello scontro finale sull’Italicum.
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Presidio in difesa degli ulivi a Veglie, Salento. Foto di Antonio Specchia
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di Gianluca Carmosino
Ci sono momenti nei quali l’ostinazione di chi vuole cambiare il mondo si fa più visibile. È un po’ come per le maree che registrano i valori massimi nel giorno di luna piena: gli effetti sui mari sono evidenti e a volte spettacolari in riva agli oceani, molto meno sui bacini interni come il Mediterraneo. Tuttavia, ciò che si muove e nasconde nel mare è lì anche quando il nostro sguardo non è in grado di coglierlo, prima e dopo la luna piena, negli oceani come nel Mediterraneo.
C’è aria di marea in giro. Per esempio a Milano contro l’inaugurazione di Expo2015, con rabbia e ironia si comincia con la catena di appuntamenti “Le cinque giornate di Milano”, poi nelle scuole e nelle piazze di tutta Italia, dove si moltiplicano le proteste contro il tentativo di sottoporre a logiche aziendali la conoscenza e il sapere di tutti (leggi Insegnanti, questo è il momento di ribellarsi di Alain Goussot)Tra gli ulivi del Salento, intanto, cresce un movimento creativo quanto determinato (sulle vicende salentine consigliamo la lettura di Le molte ragioni dei Partigiani degli ulivi di Antonia Battaglia, ma non perdete la galleria fotografica dei volti di questa straordinaria lotta All’ombra degli ulivi è nato un movimento).

martedì 7 aprile 2015

CI NUTRIAMO DA SOLI

Come mangiare bene grazie alla fame altrui

Alimentazione. Il problema non è la quantità di cibo, ma nell’accesso a quel cibo e in chi lo controlla
Appro­fon­dendo il tema «Nutrire il pia­neta, Ener­gia per la vita», lo slo­gan dell’Expo di Milano, le cose non qua­drano e una cinica ipo­cri­sia di fondo emerge chia­ra­mente. Secondo il Word Food Pro­gramme nel mondo ci sono 805 milioni di per­sone che sof­frono la fame: in par­ti­co­lare nei paesi in via di svi­luppo un bam­bino su 6 è sot­to­peso. Nel con­tempo, gra­zie a com­por­ta­menti ali­men­tari distorti, ci sono 1,5 miliardi di per­sone in sovrap­peso e circa 500 milioni di obesi. Que­sti due estremi sono in realtà legati tra loro. La fame è al primo posto tra i fat­tori di mag­gior rischio per la salute ed uccide ogni anno più per­sone di Aids, mala­ria e tuber­co­losi messe insieme. Il sovrap­peso invece, con le sue impli­ca­zioni car­dia­che e tumo­rali, è il prin­ci­pale pro­blema sani­ta­rio nei paesi del cosid­detto primo mondo. Ad age­vo­lare tale assur­dità ci sono i cam­bia­menti cli­ma­tici, i con­flitti bel­lici e lo sfrut­ta­mento ambien­tale. Aggiun­gia­moci la voca­zione pre­da­to­ria del nostro capi­ta­li­smo, in par­ti­co­lare l’uso indi­scri­mi­nato delle risorse natu­rali e sociali, e pos­siamo tirare le somme.

LA FATTORIA SENZA PADRONI

La fattoria senza padroni


 
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Pane e olio: la progettazione partecipata alla fattoria Mondeggi è convialità e condivisione
di Daniela Poli, Eddyburg.it
Nelle campagne fiorentine in questi ultimi mesi una comunità variegata di soggetti sta cercando di trasformare una “proprietà pubblica” in “bene comune”, mettendocela tutta per sconfessare la nota affermazione di Hardin (1968) sulla tragedia dei beni comuni. Al crescere della popolazione cresceva, secondo Hardin, l’indeterminazione e l’incapacità dei soggetti di trovare accordi e forme di gestione condivisa, così l’unico modo per salvare la risorsa era privatizzarla. L’esperienza del movimento “Mondeggi fattoria senza padrone”, sta percorrendo la strada opposta. Sta cercando di fermare la vendita di un bene pubblico, la fattoria medicea di Mondeggi, chiedendo alla pubblica amministrazione di sperimentare un accordo con un gruppo di soggetti che intendono prendere in carico la fattoria e gestirla in forma comunitaria in base a un documento di principi e di intenti che è stato discusso collettivamente in assemblee pubbliche e in rete e approvato definitivamente il 12 Gennaio 2014 nell’Assemblea plenaria territoriale di Pozzolatico.

mercoledì 1 aprile 2015

LA FINE DELLE QUOTE LATTE. A VANTAGGIO DI CHI?

La fine delle quote latte

Liberalizzazione Ue. Il programma durava da 31 anni, con lo scopo di 
lottare contro la sovrapproduzione. José Bové: "una data triste". Ma 
per la Commissione "non ci sono rischi di caduta dei prezzi", perché il 
mercato mondiale tira. La vittoria della produzione industriale a 
scapito dell'agricoltura contadina. Le pressioni di Germania, Olanda e 
Gran Bretagna, le reticenze di Italia e Spagna. La Francia tra difesa 
dei piccoli produttori e la grande industria.