di Francesco Gesualdi
Buone notizie dalla Cina: 70 mila operai della Yue Yuen, gruppo che produce scarpe per marchi come Nike, Adidas, Reebok, Puma, Asics, Timberland, sono scesi in lotta per migliori condizioni di lavoro.
La protesta alla Yue Yuen si aggiunge all’ondata di scioperi che da qualche mese scuote la Cina non solo nel settore calzaturiero, ma anche in quello elettronico e meccanico. Segno che il tempo del lavoro in semischiavitù, tipico dell’inizio della globalizzazione sta passando. E dopo la globalizzazione della produzione sta lentamente arrivando il tempo della globalizzazione dei diritti. Purtroppo non per volontà della politica, tristemente stretta in un abbraccio mortale col mondo degli affari, ma dei lavoratori, che sfidando la repressione, la galera, talvolta perfino la morte, si sono organizzati e oggi stanno raccogliendo dei frutti.
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Ho appena firmato una petizione di Abiti puliti, Clean Clothes Campaign e International Labor Rights Forum chiedendo a Benetton di pagare 5 milioni di dollari ai lavoratori feriti, agli orfani e ai familiari delle vittime del crollo del Rana plaza, il palazzo dove in una delle fabbriche devastate si cucivano abiti per Benetton.
Puoi entrare in azione firmando la petizione che trovi a questo link:
http://laborrights.org/
Grazie per i commenti.
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