Cortocircuito flegreo
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C o R t O n E w S
la newsletter settimanale dell'Associazione della filiera corta flegrea
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COSA MANCA E COSA BOLLE IN PENTOLA?
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Intanto buon anno a tutte/i. Chiaramente un buon anno di impegno e responsabilita' ecologica e sociale. E di condivisione. Abbiamo pensato fosse importante comunicare un nostro pensiero, una nostra valutazione sul percorso finora svolto insieme e lo facciamo con questo editoriale del Cortonews di inizio anno. Sopratutto auspicando una vostra replica, un feedback come dicono gli anglosassoni, un vostra maggiore partecipazione. Quindi scriveteci. Intanto gli obiettivi che abbiamo raggiunto in questi anni. Siamo riusciti a sollevare l'attenzione di numerose persone del nostro territorio sui temi del consumo critico, dei nuovi stili di vita, dell'agricoltura contadina, dell'economia sociale e solidale. Ma non solo l'attenzione, oggi diverse persone hanno deciso di impegnarsi su questi temi e dedicare un po' del loro tempo alla vita dell'associazione. Partecipando alle varie iniziative che puntualmente lanciamo sui temi della sostenibilità ambientale e sociale. In effetti siamo davvero un bel laboratorio sociale. Cosa manca? Ricordate la metafora di Galeano che abbiamo inserito al fondo della nostra Carta dei Principi e degli intenti: “Lei è all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare.” In effetti la rivoluzione si fa camminando. Ma oggi è doveroso riflettere e considerare che tra la nostra esperienza, le nostre buone pratiche (gas, mercato contadino, orti sociali, progetti di filiera corta, recupero dei semi di varietà antiche, sostegno all'agricoltura contadina, riuso e riciclo, educazione ambientale, moneta complementare, crowdfunding e sostegno diretto ai progetti dei produttori....etc..) e la realtà che ci circonda (territorio, cultura, amministrazione, educazione, buone politiche, politiche del cambiamento in direzione della decrescita, politiche dei beni comuni, politiche internazionali, multinazionali, trattati transatlantici) c'è ancora un divario molto ampio. Come colmarlo o accorciarlo?? Intanto occorrerebbe arrivare alla consapevolezza che tra buone pratiche e politiche dei beni comuni e di riappropriazione/cura del territorio, inteso come patrimonio e risorsa locale, non dovrebbe esserci separazione ma sinergia. Le due cose dovrebbbero marciare parallelamente. Bene fanno i ragazzi di freebacoli a puntare al governo del territorio. Ancora persistente è la frammentazione dei percorsi e deboli le proposte di ri-territorializzazione dell'economia o di ri-conversione delle produzioni e dei consumi. Ancora persiste la separazione generazionale. Dove sono i giovani? O perchè non riusciamo a comunicare con loro? E dove sono gli educatori? Perchè non riusciamo ad avere uno scambio culturale proficuo con il mondo della scuola? Ancora troppa poca coscienza del legame tra globale e locale. Cosa c'entra il T-TIP con noi? Tutte domande a cui dovremmo cercare di dare delle risposte. Poi eventualmente giunti a consapevolezza di questa interconnessione tra economia solidale e beni comuni, e possiamo giungerci se alziamo il livello di riflessione e confronto su questa doverosa sinergia, se eleviamo il dibattito pubblico in merito, se continuiamo a proporre i buoni esempi che pure esistono nel panorama italiano, se proseguiamo la elaborazione critica del modello di sviluppo fondato sulla crescita, allora a quel punto (quale è il momento giusto? non esiste, è il cammino stesso che indica il momento) dobbiamo essere in grado, di avviare, coraggiosamente una esperienza più forte di ibridazione e contaminazione tra buone pratiche, tra il fare impresa sociale sostenibile negli ambiti produttivi e distributivi alternativi e creare nuovi lavori, tra il fare formazione sulle tematiche ambientali e promuovere assistenza tecnica agli operatori economici eventualmente interessati ad una riconversione ecologica dei loro prodotti/servizi e naturalmente rivendicazione civile e politica di una altra economia che indirizzi i flussi finanziari della spesa pubblica secondo modalità ispirate e dettate dalle pratiche della sostenibilità ambientale e dalla responsabilità sociale d'impresa. Naturalmente non possiamo fare da soli. Non siamo ne possiamo essere autosufficienti per questa inversione di rotta. Occorre fare alleanze, patti di solidarietà, di mutuo soccorso, ricostruire una comunità del mutualismo e della solidarietà. Facile a dire, complesso a farsi. Perchè il Cambiamento è prima dentro di noi, e poi nelle prassi delle relazioni quotidiane che diventano gradualmente sempre più reciproche e i comportamenti individuali e collettivi che diventano sempre più ispirati dalla solidarietà e dalla sobrietà di vita. Allora cosa bolle in pentola di CCF per quest'anno? Molte belle cose, molti bei progetti di cui parleremo nei nostri incontri ufficiali e non ( “.... è ora di fare la nostra energia, altre trame di tessuti, la Slow medicine, l'angolo solidale del riuso del riciclo, del dono e dello scambio/baratto senza denaro o con moneta complementare, altri progetti di filiera dopo quello del grano....”). Ma sopratutto bolle in pentola una aspettativa forte che voi tutte/i che ci avete sostenuti, stimati, apprezzati in questi anni prendiate con più determinazione la parola e siate più determinate/i nel proporre a noi tutti le strade del Cambiamento. |
Grazie per i commenti.
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