EXPO 2015: L’INACCETTABILE KERMESSE DELL’INSOSTENIBILITA’
Aldilà della retorica istituzionale, Expo 2015 rappresenta la più chiara manifestazione di un modello di
sviluppo insostenibile. Nonostante l’obiettivo di voler nutrire il pianeta, la filosofia che ha ispirato e ha
dato gambe a tutta la kermesse riprende e rilancia un sistema agroalimentare incapace di rispondere alle
esigenze di sovranità alimentare, di equo accesso ad un’alimentazione di qualità, di sostenibilità
ambientale davanti alle grandi crisi ecologiche del nostro tempo.
Proprio per questo, come organizzazioni e reti della società civile delle più diverse provenienze,
denunciamo questo tentativo di manipolazione chi attraverso il quale, istituzioni come imprese private,
cercano di rinnovare l’immagine di un sistema strutturalmente insostenibile.
I cantieri verso Expo 2015 sono stati un insulto ai diritti del lavoro e alla sostenibilità ambientale. Turni
inaccettabili, paghe orarie da miseria, e un pesante impatto sul territorio, in termini di cementificazione e
quindi consumo di suolo , infrastrutture inutili e emissione di gas climalteranti, sono già l’evidente
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espressione dell’incoerenza dell’iniziativa: con buona pace del rilancio e della rivalorizzazione dei nostri
terreni agricoli e di una vera lotta al cambiamento climatico. Expo, che vuole nutrire il pianeta, si basa su
una kermesse che consuma territorio ed emette gas climalteranti. Il tutto con ingenti investimenti pubblici
, alcuni dei quali finiti sotto la lente della procura perché in odor di mafia. Al di là della questione legalità
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attorno ai cantieri dell’area fieristica Expo e delle infrastrutture ad esso collegate o con esso giustificate,
è ancora una volta la filosofia delle “grandi opere” ad essere validata come unica strada percorribile per
rilanciare l’economia nei territori, dove urbanizzazione, cementificazione e infrastrutturazione stradale ed
energetica giocano un ruolo di traino. Questo modello di sviluppo contraddice una visione
ecocompatibile di gestione delle risorse agricole, naturali e territoriali, una visione in cui le “piccole
opere” e l’iniziativa economica delle comunità locali hanno un ruolo centrale.
Contemporaneamente, l’evento Expo 2015 sarà una grande vetrina di marketing per le multinazionali
dove non verranno affrontati i veri nodi dell’agroalimentare, come la sovranità alimentare, la giusta
remunerazione per i produttori, la necessità di ripensare standard di qualità e trasparenza delle filiere
creati a tutto vantaggio di chi il cibo lo trasforma e lo distribuisce, il diritto della società civile di
partecipare alle decisioni in materia di cibo: su tutti questi temi le decisioni che contano verranno prese al
di fuori di Expo nelle solite sedi extraistituzionali ‘segrete’, come sta avvenendo per gli accordi TTIP.
La nostra esperienza quotidiana, il lavoro di costruzione dal basso di filiere solidali e sostenibili così
come di campagne di sensibilizzazione e di advocacy su un’economia giusta, ci hanno insegnato che
non esiste un sistema agroalimentare sostenibile senza sovranità alimentare, senza cioè che siano le
comunità e non i mercati a determinare le produzioni. Che non è possibile nutrire il mondo attraverso un
modello di produzione industriale e produttivista, che prevede un ampio utilizzo della chimica, che
consuma i suoli e distrugge la biodiversità, e che lascia in mano di pochi il controllo delle filiere
agroalimentari globali. Che è miope guardare all’agricoltura di qualità senza mettere in discussione la
finanziarizzazione del comparto agricolo, e l’intero sistema che ne condiziona i caratteri (le politiche, la
ricerca, il controllo da parte delle imprese a monte e a valle delle attività produttive).
Crediamo che opporsi a Expo significhi insieme opporsi a tutto questo: Siamo coun’iniziativa che calpesta la terra e i diritti del lavoro, un modello agricolo basato sui mercati e controllato dalle grandi imprese dell’agroalimentare, un sistema che porta a una sempre minor trasparenza sull’origine delle produzioni e ad un abbassamento della qualità nutrizionale, sociale e ambientale dei prodotti, una manipolazione della cultura alimentare a misura dei modelli di consumo imposti da industria e distribuzione. Siamo convinti che non sia possibile nutrire il pianeta senza cambiare radicalmente modello di
produzione e di distribuzione . Per questo, fuori da schieramenti precostituiti ma forti della nostra esperienza e azione quotidiana, abbiamo scelto di unire le forze per promuovere e sostenere qualcosa di
diverso, capace di dare spazio ai territori, ai produttori che li animano, alle tante esperienze di economia
1 Un milione di mq ancora agricoli sono diventati con il sito Expo edificabili. E’ la prima Expo che si tiene su terreni acquistati da privati. Non si può parlare di ‘Nutrire il pianeta’ senza occuparsi di come nutrire diversamente, con metodi di coltivazione ecocompatibili,
le popolazioni dei territori, Milano e Rho in primis, collocati nel più grande Parco agricolo d’Europa, dove ora si produce, con metodi
industriali, quasi solo riso e mais per alimentazione animale.
TAVOLO RES NAZIONALE
Grazie per i commenti.
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