Mi fido di questi maestri…
di Francesco Tonucci*
“Ho detto ai genitori che essendo i bambini tutti diversi, non mi sento capace di valutarli con un numero. La gratifica del voto del fare perché mi dai qualcosa, oltre ad essere una valutazione negativa del lavoro, potrebbe suscitare spiacevoli situazioni: il “bravo” potrebbe diventare superbo, l’incerto invidioso e insicuro. Inoltre con il voto si giudicano aspetti secondari (l’ordine, la correttezza formale, in genere esercizi scritti) e non i numerosi momenti comportamentali vissuti nella giornata. Infine, usando la stessa misura per tutti i bambini, che non sono allo stesso punto del processo evolutivo, l’uso del voto diventa una ingiustizia”.
Mario Lodi, Lettera ai genitori dopo la prima settimana di scuola in prima elementare.
“A poco a poco abbiamo scoperto che questa è una scuola particolare: non c’è voti, né pagelle, né rischio di bocciare, né ripetere. Questa scuola senza paure, più profonda e ricca, dopo pochi giorni ci ha appassionato ognuno di noi a venirci”.
Lettera dei ragazzi della scuola di Barbiana di Lorenzo Milani ai bambini del Vho della classe di Mario Lodi.
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Alberto Manzi si rifiutava di dar voti o giudizi e per questo, caso rarissimo, forse unico, nella storia della scuola italiana, è stato punito con la sospensione dello stipendio per due mesi. Dopo questo fatto fece realizzare un timbro con il quale poneva sulle pagelle questo giudizio: “Fa quel che può, quel che non può non fa”. E siccome un ispettore ritenne offensivo l’uso del timbro, il maestro Manzi cominciò a scrivere a mano: “Fa quel che può, quel che non può non fa”.
Sinceramente mi fido di più di questi maestri che dell’opinione dei nostri ministri. Sarebbe ora che la formazione dei nuovi maestri avvenisse studiando i grandi maestri che la scuola italiana e straniera hanno avuto.
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