Transumanza, resistenza senza tempo
Due giovani autori pugliesi hanno realizzato un documentario sul viaggio di 350 mucche di specie rara, le Podoliche, che nascono e muoiono libere, attraverso i 110 chilometri del tratturo Regio, tra l'Irpinia e Cerignola (FG). Ogni anno. "Senza tempo" è un percorso a piedi tra industrializzazione e burocrazia, guidato da due pastori -padre e figlio- che si trasmettono saperi e competenze
di Duccio Facchini - 27 ottobre 2015 ALTRECONOMIA
350 mucche Podoliche, due pastori (padre e figlio), due giovani autori, 110 chilometri da percorrere, ogni anno, a piedi, dalle montagne dell’Irpinia alle pianure di Pozzo Terraneo, a Cerignola (Foggia), e una raccolta fondi online. Tutto questo è“Senza tempo”, documentario scritto da Giuseppe Valentino e Alessia Lenoci -entrambi nativi di Cerignola- dalle premesse semplici e gli obiettivi alti: “preservare la testimonianza di un’antica pratica che va estinguendosi e che si perpetua con cadenza annuale, confrontandosi con la modernità e le difficoltà di un cammino reso sempre più impraticabile per un viaggio con gli animali”, si legge nella scheda tecnica della produzione. E ancora “sottolineare l’importanza fondamentale dei pascoli della capitanata, le tratte della transumanza del supappennino Dauno, i tratturi e la cultura del viaggio a piedi”.
Al centro dei 35’ circa prodotti dalla "AGAINST THE STATIC FILM" c’è unaspecie in via di estinzione, la mucca Podolica, “grigia, primitiva e selvatica”, che nasce e muore libera, mentre “il suo latte produce poco formaggio di leggendaria qualità”. Accanto agli animali ci sono due uomini, padre e figlio, due pastori.
“Abbiamo conosciuto queste persone nel marzo 2014, durante alcune riprese presso la diga di Capacciotti, nel Tavoliere delle Puglie, e ci siamo subito interessati alla pratica della transumanza, che pensavamo fosse stata abbandonata -racconta ad Ae Valentino, uno dei due autori-. Il lavoro che abbiamo progressivamente immaginato, però, ha puntato ad andare al di là dell'apparente folklore, provando a raccontare la resistenza attiva che praticano queste persone”. I due, infatti, “fanno qualcosa cui il mondo non è pronto, com’è spostare oltre 300 capi per 110 chilometri, seguendo sempre lo stesso tragitto (da Cerignola attraverso Candela, Lacedonia, Rocchetta Sant’Antonio, Bisaccia, Guardia dei Lombardi e poi Montella), quello del tratturo Regio, dove negli anni sono comparsi interi Paesi”. Incuriositi dal rapporto “intimo” tra i pastori e gli animali, impressionati dal rispetto, Valentino e Lenoci si sono sentiti “testimoni di qualcosa che non esisterà più, schiacciato da burocrazia, leggi e industrializzazione”. Per questo, un anno dopo, sono tornati a trovarli, per seguirli e raccontarli.
La dinamica generazionale di saperi trasmessi con fatica è la cornice di “Senza tempo”, che per muovere gli ultimi passi (“siamo alle ultime riprese della transumanza invernale”, spiega Valentino) ha lanciato una raccolta fondi online sul portale Kapipal, http://www.kapipal.com/senzatempo (1.500 euro, poco meno di 50 giorni rimasti).
Non è la prima volta che lo sguardo attento degli autori si poggia sulla realtà che li circonda. Ne è la prova la collaborazione in corso con la cooperativa Pietra di Scarto di Cerignola, nell’ambito del progetto “Una campagna di diritti” che riguarda anche il ghetto di Tre Titoli e i suoi attuali 150 abitanti (durante la stagione di raccolta dei pomodori la cifra aumenta decisamente). “Da circa un mese gestiscono un pezzo del progetto -spiegaPietro Fragasso, presidente di Pietra di Scarto- e cioè un laboratorio cinematografico con i ragazzi del ghetto, che oltre ogni più rosea aspettativa li ha visti appassionati, attivi anche in un corso attoriale. Più avanti sarà il momento della trasmissione della conoscenza della macchina da presa in vista di un documentario concepito e girato da loro stessi, in prima linea”.
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