Consumo di suolo, Veneto e Lombardia maglia nera. La classifica
Cgia di Mestre: ai primi posti le regioni più popolate, come la Lombardia e il Veneto (entrambe col 10,6 per cento), la Campania (9,2 per cento), il Lazio (8,8 per cento), l’Emilia Romagna (8,6 per cento), la Puglia e la Sicilia (entrambe con l’8,5 per cento)
Martedì 18 Novembre 2014
In oltre due decenni il consumo di suolo ha interessato tutto il Paese. Nel Veneto tale incremento, espresso in percentuale della superficie regionale, è stato elevatissimo: +3,8 per cento, a fronte di una media nazionale del +1,9 per cento.
L’elaborazione è stata effettuata dall’Ufficio studi della CGIA su dati dell’Ispra (Istituto superiore per la Ricerca Ambientale). Nel 2012 (ultimo anno disponibile) l’estensione del suolo coperto da asfalto o cemento ha raggiunto il 7,3 per cento dell’intera superficie nazionale. A livello territoriale guidano questa speciale graduatoria le regioni più popolate, come la Lombardia e il Veneto (entrambe col 10,6 per cento), la Campania (9,2 per cento), il Lazio (8,8 per cento), l’Emilia Romagna (8,6 per cento), la Puglia e la Sicilia (entrambe con l’8,5 per cento).
“In questa analisi – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – abbiamo valutato il consumo di suolo, vale a dire la quota di superficie coperta con asfalto e cemento interessata dalla costruzione di edifici, capannoni, strade, infrastrutture, insediamenti commerciali, etc., rispetto alla superficie totale. Ebbene, le realtà maggiormente interessate dalla cementificazione sono anche quelle che in questi ultimi anni hanno subìto i danni ambientali più pesanti a seguito di allagamenti, esondazioni, frane e smottamenti, che hanno martoriato i residenti di questi territori. In altre parole, dove si è costruito di più, i dissesti idrogeologici sono stati maggiori”.
IL QUADRO REGIONALE. Gli aumenti a livello regionale registrati tra il 1989 e il 2012 hanno interessato soprattutto il Veneto, con il +3,8 per cento, il Lazio, con il +2,9 per cento, la Sicilia, con il +2,6 per cento, le Marche, con il 2,5 per cento e la Lombardia, con il +2,4 per cento.
Se, invece, prendiamo in esame il numero di Comuni censiti dal Ministero dell’Ambiente ad alta criticità idrogeologica, notiamo che le Regioni più a rischio sono quelle più piccole: in Valle d’Aosta, in Umbria, in Molise, in Basilicata e in Calabria il 100 per cento dei Comuni è a rischio. Si tratta di quelle aree che per caratteristiche orografiche sono prevalentemente collinari, montuose e quindi potenzialmente più esposte al rischio idrogeologico.
I territori con meno criticità, invece, sono la Sicilia (71 per cento dei Comuni interessati), la Lombardia (60,1 per cento) e il Veneto (56,3 per cento).
IN LOMBARDIA IN VOTAZIONE IL PROGETTO DI LEGGE PER IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO. In Lombardia il Consiglio regionale è impegnato in queste ore ad approvare il progetto di legge per il contenimento del consumo di suolo. Su 3016 emendamenti presentati, gli uffici preposti hanno dichiarato ammissibili 945 emendamenti.
"Questa è un'ottima legge, molto più restrittiva di quella oggi in vigore. Dire che aumenta la cementificazione, è un falso ideologico", ha affermato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Conversando con i giornalisti, il governatore ha invitato ad andare a controllare i verbali della commissione: "Il WWF ha detto che va bene, lo stesso hanno fatto il Fai e l'Anci. A protestare, semmai, è stata l'Ance, ossia l'associazione dei costruttori".
Maroni ha ricordato che la contestata questione dei tre anni di tempo per applicare la nuova norma "è stata richiesta dall'Anci. Il nostro testo prevedeva che si applicasse subito - ha spiegato - ma abbiamo accolto la richiesta dei Comuni di dare tempo, al massimo tre anni, affinché possano adeguare i loro Pgt. Nulla però vieta ai sindaci - ha osservato - di adottarla subito. Non c'è alcuna 'sospensione' della legge, i Comuni sono sovrani e possono decidere si applicarla subito o adeguarsi entro i prossimi tre anni".
FAI E WWF SMENTISCONO LE DICHIARAZIONI DI MARONI. Il Fai (Fondo Ambiente Italiano) ha però smentito “con vigore di aver dato esplicita approvazione al Progetto di Legge sul Consumo di Suolo, attualmente in discussione in Consiglio Regionale, come invece riportato oggi da alcuni organi di stampa in una dichiarazione del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni".
"Al contrario – precisa il Fai in una nota - in tutte le sedi, dall'audizione alle osservazioni depositate in V Commissione fino alle recenti uscite stampa (Corriere della Sera, 10 e 12 novembre), il Fai ha sempre evidenziato le molteplici criticità del testo chiedendo al Consiglio di modificarne sostanzialmente i contenuti".
Anche il WWF Lombardia ha smentito fermamente di aver approvato esplicitamente il progetto di legge. “Al contrario, in tutte le sedi a partire dall’audizione alle osservazioni inviate il 27 ottobre 2014 alla V Commissione Regionale, il WWF ha evidenziato le necessità che l'auspicato fermo del consumo di suolo perseguito dal progetto di legge veda accolte le correzioni e integrazioni chieste dall'associazione: tempi più stretti, computo delle opere extra comunali nel concetto di suolo consumato, definizione di suolo più ecologica”.
APPROVATI TRE ORDINI DEL GIORNO SUL DISSESTO IDROGEOLOGICO. In materia di dissesto idrogeologico, che come è noto è un problema collegato anche al consumo di suolo, questa mattina il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato tre ordini del giorno: il primo a firma Claudio Pedrazzini (FI) e il secondo, presentato da Giuseppe Villani (PD) sono stati approvati all’unanimità, quello della Lega Nord, a firma Massimiliano Romeo, è passato a larga maggioranza.
I documenti sollecitano interventi e risorse aggiuntive da parte del Governo e chiedono un allentamento dei vincoli del patto di stabilità, sostenendo l’azione della Giunta sulla richiesta dello stato di calamità. Priorità viene richiesta alla Giunta per ripensare politiche e strumenti per il ripristino dell’equilibrio ambientale e la sicurezza del territorio. Respinto, invece, un ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle (primo firmatario Stefano Buffagni).
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