venerdì 8 maggio 2015

POMODORI ITALIANI ? MEGLIO ETICI

Pomodori italiani? Li vogliamo «etici». Danesi e norvegesi scrivono a Renzi

La lettera. "Assicurare condizioni dignitose nei campi. Cominciando 
dall'applicare la riforma agricola chiesta da Fai, Flai e Uila", dice 
una rete di sindacati, imprese e ong. "Sempre più rivenditori ci 
chiedono non solo la qualità dei prodotti, ma anche quella del lavoro"
Volete che i danesi e i nor­ve­gesi con­ti­nuino a man­giare pomo­doro ita­liano? Caro governo, e care imprese che vi occu­pate della rac­colta e distri­bu­zione, dovete darvi una rego­lata ed esclu­dere per sem­pre il lavoro nero, lo sfrut­ta­mento, la semi-schiavitù che sem­brano la regola comune in tanti campi. Una lega di riven­di­tori di generi ali­men­tari, imprese e sin­da­cati dei due Paesi scan­di­navi, spinti dall’attività del sin­da­cato ita­liano e dalle tante denunce dei media, ha inviato ieri una let­tera al pre­mier Mat­teo Renzi per annun­ciare il pro­getto «Pomo­dori dall’Italia», che vuole appunto, d’ora in poi, sele­zio­nare esclu­si­va­mente for­ni­tori «etici».
«Una pre­va­lenza di lavoro irre­go­lare e som­merso, come anche l’abuso di lavo­ra­tori migranti assunti per inter­me­dia­zione ille­cita (tra­mite capo­rali) in gran parti del set­tore agri­colo ita­liano, sono state cause di cre­scente pre­oc­cu­pa­zione per riven­di­tori di generi ali­men­tari in diversi paesi euro­pei, inclusi Dani­marca e Nor­ve­gia», scri­vono asso­cia­zioni e imprese come Coop Den­mark and Nor­way, Rei­tan Distri­bu­tion, Dieh, Rema 1000, Virke, e diverse altre, insieme alla Effat, la fede­ra­zione euro­pea dei sin­da­cati del cibo, dell’agricoltura e delle atti­vità turistiche.
«Siamo al cor­rente di una serie di misure, anche legi­sla­tive, attuate dalle auto­rità ita­liane e altri attori per con­tra­stare que­sti pro­blemi, che pur­troppo per­si­stono», scri­vono ancora. «Per miglio­rare la situa­zione affin­ché ci siano con­di­zioni lavo­ra­tive digni­tose per lavo­ra­tori agri­coli migranti, tro­viamo di fon­da­men­tale impor­tanza imple­men­tare mec­ca­ni­smi che: 1) Evi­tino l’intermediazione ille­gale di mano­do­pera agri­cola; 2) Con­tra­stino l’occupazione irre­go­lare di lavo­ra­tori ; 3) Faci­li­tino tra­spa­renza nell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro agricolo».
«Con que­sta pre­messa — aggiun­gono le asso­cia­zioni, imprese e sin­da­cati nor­ve­gesi e danesi — vi inco­rag­giamo for­te­mente a: 1) Attuare il Decreto Legge del 24 giu­gno 2014 n. 91, arti­colo 6 rela­tivo alla Rete del lavoro agri­colo di qua­lità; 2) Rivi­si­tare la pro­po­sta con­giunta di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil del 26 Feb­braio 2014, per rifor­mare il mer­cato del lavoro agri­colo a modo che si rag­giun­gano i tre obiet­tivi sopra descritti».
«DIEH e IEH — spie­gano gli autori dell’iniziativa — sono costi­tuite da sin­da­cati, grandi imprese, ong e asso­cia­zioni dato­riali, con la mis­sione di miglio­rare le con­di­zioni di lavoro nelle catene di approv­vi­gio­na­mento glo­bali. Il pro­getto mira, tra­mite col­la­bo­ra­zione con parti inte­res­sate ita­liane, a con­tri­buire a con­di­zioni digni­tose per que­sti lavo­ra­tori, come anche a fron­teg­giare abusi nelle catene di approv­vi­gio­na­mento dei pro­dotti agri­coli italiani».
«Pomo­dori dall’Italia», già annun­ciata qual­che mese fa a una con­fe­renza di Flai, Fai e Uila a Rosarno, è stata rilan­ciata ieri dalla Uila Uil: «La larga ade­sione alla let­tera anche di aziende della distri­bu­zione ali­men­tare — spiega il segre­ta­rio Ste­fano Man­te­gazza — con­ferma che sem­pre più con­su­ma­tori nel mondo vogliono avere cer­tezze su qua­lità dei pro­dotti ed eti­cità del lavoro. Tema attuale durante Expo: il governo si attivi per com­ple­tare la riforma agri­cola». 
Grazie per i commenti.

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