mercoledì 20 agosto 2014

E' GIUNTA L'ORA DELLA RICONVERSIONE

Riconversione: (ri)facciamo la pace 
Luca Martinelli di Altreconomia ha vinto l'edizione 2014 del premio giornalistico "Questione di stili" dedicato a Sabrina Sganga, giornalista di Controradio scomparsa due anni fa. Il riconoscimento va a un progetto giornalistico da realizzare: quello proposto dal redattore di Ae è dedicato al tema della "Riconversiòne" (ne anticipiamo l'introduzione). 
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 e qui puoi ascoltare l'audio della cerimonia (l'intervento di Luca nella seconda parte, dal minuto 33'20'') 

di Luca Martinelli - 10 giugno 2014

Luca Martinelli, redattore di Ae, ha vinto sabato a Firenze il premio giornalistico dedicato alla memoria di Sabrina Sganga, giornalista di Controradio scomparsa due anni fa, che ha dedicato parte del suo lavoro al racconto del fallimento di un sistema economico e di consumo e alla "scoperta" dei nuovi stili di vita. La giuria era presiduta da Francesco Gesualdi. Il riconoscimento va a un progetto giornalistico. 
Quello presentato da Luca -che verrà realizzato a partire da settembre 2014- s'intitola "Riconversiòne", e ve ne anticipiamo i contenuti, con l'introduzione al testo inviato all'Associazione Sabrina Sganga, che ha bandito -per il secondo anno- il premio. 

È l’enciclopedia Treccani a darci la definizione di riconversióne: “In economia, adattamento di impianti o attrezzature esistenti a nuovi tipi di produzione in seguito a mutamenti qualitativi della domanda, a trasformazioni di processi o a innovazioni tecnologiche (r. industriale, r. dell’industria siderurgica, r. metalmeccanica)”. Il corsivo è nostro. La voce continua precisando che una riconversióne molto accentuata avviene “in connessione al passaggio dallo stato di guerra a quello di pace, con la trasformazione di industrie per la fabbricazione di armamenti in produzioni civili”. 

Possiamo considerare la crisi -che è al contempo ambientale e sociale, e per ultimo anche economica- come il frutto di uno stato di guerra permanente nei confronti del Pianeta (degli ecosistemi e di chi li abita). Per costruire la pace, cioè per permettere di abitare la Terra rispettandola, risulta allora evidente l’esigenza di una profonda trasformazione relativa ai modi di produzione e alle relazioni all’interno degli spazi in cui si svolge la vita delle comunità: una vera e propria riconversióne culturale del nostro Paese.

Il nostro obiettivo è rendere comuni, condivisibili e riconoscibili a tutti gli “stili di vita ispirati a principi di mutualità, sostenibilità e solidarietà”, cui Sabrina ha dedicato il proprio lavoro giornalistico, mettendo in luce, prima di altri, che alle forme d’impegno individuale fosse necessario associare processi di cambiamento collettivo, finalizzati “al superamento di situazioni di degrado sociale e ambientale legato al consumo e alla produzione” -come ricorda il bando di questo Premio giornalistico a lei dedicato-.  
È per questo che riteniamo importante raccogliere “storie di riconversióne”, da Nord a Sud del Paese, esperienze esemplari e ripetibili che raccontano come sia possibile valorizzare per davvero l’esistente, superando la visione mercatista della vita e del rapporto tra gli esseri umani il Pianeta e le sue risorse. 
Una storia di riconversióne -ad esempio- è quella relativa all’area dell’ex Ospedale psichiatrico di  Trieste, un “quartiere” costruito sulle colline che dominano la città nel Parco di San Giovanni: dopo la “rivoluzione” voluta da Franco Basaglia, l’area è diventata un laboratorio di imprenditoria sociale, di proposte culturali e di formazione, un vero “parco delle idee” (si va da Radio Fragola al bar-ristorante “Il posto delle fragole”, passando per la cooperativa Lister Sartoria Sociale, che svolge attività di sartoria, maglieria ed arredo) dove i triestini possono oggi anche coltivare il proprio orto.

Le storie che proponiamo vanno quindi oltre il significato che in Italia è stato attribuito alla parola riconversióne, spesso associata alla parola “valorizzazione”, dando così un’enfasi commerciale al termine. Gli esempi in questo senso non mancano, basti pensare alla (prossima) “riconversióne” in abitazioni e hotel dell’ex Teatro comunale di Firenze, ceduto a fine dicembre dall’amministrazione comunale a un fondo d’investimento, o alla “riconversióne” di vecchi cementifici in impianti di co-incenerimento di rifiuti, come accade in Puglia dove il gruppo Cementir riceve finanziamenti pubblici (fondi europei, stanziati da Regione Puglia) per farlo. 
Al contrario, come dimostrano le storie che racconteremo nei reportage del progetto “Riconversióne” è possibile ri-utilizzare i beni pubblici dismessi per fini sociali e culturali d’interesse collettivo, o ri-pensare un territorio, favorendo -grazie all’agricoltura biologica- l’occupazione giovanile per evitare lo spopolamento delle vallate alpine o appenniniche.
Grazie per i commenti.

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